Massimo Fagioli, l'addio in uno psico funerale senza il corpo del professore
Folla di pazienti per il saluto spontaneo al signore della Scuola Romana di Psichiatria
di Patrizio J. Macci
In piedi per salutare il Professore che il funerale non lo avrebbe voluto, lui che ha tenuto incollato folle per ore alle sedie ora fa stare tutti in piedi in silenzio sotto il sole di Roma per l’ultima volta.
Il suo corpo non c’è, troppo “ingombrante” per essere contenuto in un auditorio così piccolo: 23 libri tradotti in tutto il mondo, decine di tesi di laurea sul suo pensiero, 150 psichiatri della Scuola Romana di Psichiatria che portano avanti il suo pensiero lavorando nelle strutture pubbliche o nel privato. Una rivista ispirata alle sue idee, una libreria a Trastevere. Il racconto di chi lo ha conosciuto.
Massimo Fagioli è morto e i suoi pazienti -ma è riduttivo definirli così- sono accorsi a salutarlo in via Roma Libera 23 dove per quarant’anni ha esercitato, dove si praticava l’analisi collettiva. Mai nome di un luogo fu più azzeccato per questa folla. Operai, studenti, giornalisti, avvocati, liberi professionisti, docenti, disoccupati, qualche volto tumultuoso degli Anni Settanta di Lotta Continua, barbe grigie che l’idea della violenza l’ha accarezzata prima di incontrare il Professore. L’aula dove si svolgevano gli incontri oggi è aperta a tutti per la prima volta. Quella che doveva essere in origine la casa del portiere è troppo piccola per contenere le loro parole: i libri del professore poggiati sui termosifoni, sulle sedie, lettere e fogli sparsi con saluti stretti nelle mani. Verba volant.
Micaela Quintavalle in abito rosso
Personaggi noti non se ne vedono, oppure sono nascosti e non si fanno individuare. Spicca Micaela Quintavalle, la “Pasionaria dell’Atac”, vestita in rosso come le rose che hanno in mano parecchie delle persone che aspettano di entrare. Ha appena pubblicato la sua biografia, dove racconta l’incontro con Fagioli. Lascia una battuta: “Massimo Fagioli mi ha salvato la vita, mi ha dato gli strumenti per realizzarmi come essere umano”. E’ impossibile dire quanti siano state nel tempo le persone che hanno seguito i suoi incontri: qualcuno azzarda cinquantamila persone nel tempo a partire dal 1980 quando gli incontri si sono trasferiti nell’aula davanti a Piazza San Cosimato in pianta stabile, ma numeri precisi è impossibile quantificarli.
Lo psico-spazio ora chiude
Il giorno in cui tutti possono vedere, toccare con mano è anche l’ultima volta in cui lo spazio sarà aperto. Nessuno è in grado di portare avanti quel tipo un'esperienza simile con la sua forza, la sua determinazione e il suo amore per la vita. "Una lotta, senza armi, soltanto rivoluzione del pensiero e parola" aveva detto una volta. L’avventura finisce qui, o meglio, inizia ora. Il corpo brucia ma le parole restano.