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Roma
Massimo Fagioli, nella mente di migliaia di persone ma ignorato da Wikipedia

di Patrizio J. Macci

Massimo Fagioli è morto. E noi dovremo fare i conti con quello che vorrà dire per noi. Per noi giornale, per noi comunità, per noi mondo di idee. Tante tantissime le sue, idee rivoluzionarie con cui abbiamo riempito anni di vita, di politica, di sinistra, di affetti, di figli.

 

Indimenticabile per noi, che abbiamo fondato questo giornale, il giorno in cui andammo a chiedergli di scrivere per Left, ogni settimana. Tutte le settimane, senza sosta. Una scelta di campo netta. Chiara come il sole. Così lo hanno ricordato i compagni della sua rivista “Left”, altri hanno scritto parole come “guru”, “santone” fatto apprezzamenti sul suo abbigliamento e su alcune pose estetiche socratiche che avevo assunto come un vezzo; “anche i compagni mangiano Fagioli” la battuta che racconta la sua vicinanza alla sinistra di Bertinotti. Sono tutte definizioni che limitano l’attività di Massimo Fagioli e della sua attività decennale di psichiatra. Fagioli era semplicemente indefinibile.

Wikypedia lo ignora
La conferma si può trovare nell’assenza della voce dedicata alla sua attività di studioso sull’enciclopedia online Wikipedia. Forse aveva screziato anche con loro, ma poco importa. Era un cane sciolto, senza padrini né padroni. Le sue sedute di analisi collettiva nello spazio di Trastevere a Piazza San Cosimato a un certo punto erano diventati un appuntamento di cui parlare in società. L’ingresso era aperto a tutti, arrivavano centinaia di persone tra cui molti semplici curiosi. Tutti uditori ospitati gratuitamente, chi voleva al massimo poteva lasciare un obolo.

Dall'architettura al cinema
Quando la ricerca non gli era bastata più si era dedicato all’architettura, al cinema con Marco Bellocchio che vide l’incontro con lo psichiatra come la folgorazione sulla via di Damasco: “Gli incontri con Massimo cambiano la vita”, spiegò l’autore de I Pugni in tasca che artisticamente vide una vera e propria resurrezione dopo le sedute collettive con Fagioli frequentate fin dal 1976. Il diavolo in corpo (1986), film che ha nella sceneggiatura brigatisti rossi che fanno sesso nella gabbia degli imputati in un’aula di tribunale, è il primo. Una marea di polemiche roventi. Perché il produttore del film, Leo Pescarolo, convocò la stampa in fretta e furia e disse che il regista era stato “plagiato” nel montare il film da Fagioli. Poi la rottura anche con Bellocchio, sofferta e mai rimarginata. Secondo alcuni la scena nel film “Buongiorno Notte” in cui una dei protagonisti è indaffarata a preparare alcuni fagiolini in cucina, sarebbe una sottile allusione ironica all’attività di quello che Bellocchio aveva ritenuto un maestro. Se la sua esistenza potesse essere concentrata in una sola frase, probabilmente quella giusta sarebbe “non smise mai di fare ricerca”.

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