Roma

Massoneria tra accuse, errori e falsità: a lezione di storia con Paolo Mieli

300 anni di Massoneria: "La notte della storia" svela etichette e controsensi

di Patrizio J. Macci

 

Paolo Mieli ha illuminato lo spazio del Piccolo Eliseo per una lezione di storia con la “esse” maiuscola. Una cavalcata sulla storia della Massoneria dove ha sbaragliato errori, malintesi, false interpretazioni con il rigore filologico dello storico.

 

La massoneria ha pagato un prezzo altissimo in termini di sacrificio, impegno umano e costruzione del libero pensiero. La massoneria è dialogo, cultura e confronto.

“La notte della storia” ha celebrato i 300 anni dalla fondazione della Massoneria moderna in un teatro affollatissimo.

Dalle origini al processo che portò all'Unità d'Italia, la nascita del Risorgimento, passando per la prima guerra mondiale fino al racconto della Resistenza.
Mieli ha evidenziato il ruolo della Massoneria italiana nel corso dei suoi tre secoli di vita, un evento per riportare al centro il carattere positivo e sociale della Massoneria troppo spesso vittima, soprattutto in Italia, di etichette che hanno portato a interpretazioni negative del suo operato.

''La funzione istituzionale della massoneria è elevare l'uomo e migliorare La società - ha dichiarato Antonio Binni, Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia degli A.L.A.M - Questo sforzo quotidiano, proprio perché è senza fine, rende l'impegno più vero e affascinante. Per questo è irrinunciabile. Anche in futuro, così come per il passato, la massoneria continuerà a fare la propria parte nella realizzazione di un'utopia che, lungi dall'essere un sogno, è un autentico progetto di lavoro. Con l'evento ‘La notte della storia' - ha ribadito - vogliamo dare conto dell'attività svolta e del futuro che ci attende''.

“Questa sera si illumina la storia della Massoneria con una viva luce. Le responsabilità per atti scellerati, se ci sono state, appartengono ai singoli questo non bisogna mai dimenticarlo. Le generalizzazioni non permettono di valutare con serenità le vicende. Questo è il primo comandamento dello storico”.