Roma

Matteo Piantedosi nuovo prefetto di Roma: prende il posto di Gerarda Pantalone

Napoletano, classe 1963, Piantedosi era l'attuale capo di gabinetto del ministro dell'Interno Lamorgese

È Matteo Piantedosi il nuovo prefetto di Roma: napoletano, classe 1963, era l'attuale capo di gabinetto del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, carica che aveva ricoperto anche quando al Viminale sedeva Matteo Salvini. Prende il posto della neopensionata Gerarda Pantalone.

 

Piantedosi è stato nominato prefetto nell'agosto 2011 e fu destinato prima a Lodi, e poi nel 2017 a Bologna. Immediati gli auguri del sindaco di Roma, Virginia Raggi: “Auguri di buon lavoro a Matteo Piantedosi, nominato oggi nuovo prefetto di Roma – scrive su Twitter –. Pronti a collaborare per il bene dei cittadini. Ringrazio Gerarda Pantalone per il lavoro svolto per la nostra città”.

Anxhe Salvini commenta la nomina di Piantedosi: "Buon lavoro al nuovo prefetto di Roma Matteo Piantedosi, che in tutta la sua carriera ha dimostrato grande serietà e competenza oltre a doti umane fuori dal comune. Farà certamente benissimo, esattamente come il prefetto Gerarda Pantalone, che merita il ringraziamento della città”.

Molte le sfide che attendono il neofunzionario nella Capitale sul versante della gestione delle politiche di sicurezza. C'è anzitutto la questione degli insediamenti rom (la prossima settimana è previsto lo sgombero di quello tollerato vicino a via del Foro Italico) oltre alla prosecuzione del piano di dismissione dei villaggi della solidarietà, dove abitano circa 4.500 persone, che richiede impegno per la loro ricollocazione.

Altro dossier caldo quello degli immobili occupati a scopo abitativo, circa 100, in una città dove il Campidoglio recentemente ha censito 57mila famiglie con disagio abitativo, 15mila delle quali classificate in emergenza. Senza dimenticare le occupazioni con connotazioni politiche, tra cui lo stabile di via Napoleone III dove ha sede CasaPound, e i movimenti della malavita organizzata, sempre attiva sul litorale e nelle periferie della capitale, anche se ridimensionata dalle numerose condanne inflitte con il riconoscimento dell'aggravante dell'associazione mafiosa.