Roma

Medici stranieri, l'Ordine di Roma dice no: "Devono fare esami in più"

Antonio Magi: “Un anno in più di studi, un esame di lingua e abilitazione professionale. Poi può lavorare garantendo una buona prestazione ai pazienti"

Sull'apertura da parte del ministro Schillaci all'arrivo di medici stranieri, tra cui argentini e cubani, l'Ordine dei Medici di Roma (Omceo Roma) dice no. “Devono fare un anno di studi in più con esami ulteriori”

Così il presidente dell'Omceo di Roma Antonio Magi intervenendo alla trasmissione “Basta la salute” su Rainews, in cui si è parlato della carenza di medici in Italia e dell'apertura alla possibiliotà di rinfoltire il personale sanitario con professionisti stranieri da per del ministro della Salute. “Un medico cubano o argentino - ha detto Magi - solo per fare degli esempi, che decidesse di venire a esercitare in Italia, essendo la laurea in Medicina da loro della durata solamente di cinque anni, dovrebbe fare un anno aggiuntivo con degli esami ulteriori, un esame di lingua per comprendere e farsi comprendere normalmente dai pazienti e dai colleghi, e in più abilitarsi nuovamente all'esercizio della professione. Fatto questo, potrebbe lavorare".

“I cittadini non sono tutelati”

"Secondo loro comunicando le certificazioni anche solo verbalmente sarebbero a posto - ha sottolineato il presidente dell'Omceo Roma - noi però abbiamo detto loro quali sono i rischi che si corrono, per cui non iscriviamo all'Ordine professionale nella maniera più assoluta con questa procedura e il fatto che ce l'hanno comunicato, per quanto ci riguarda, non li mette in regola con l'Ordine dei medici. I cittadini - spiega Magi - non sono per nulla tutelati, proprio per questo non li iscriviamo all'Ordine professionale. Il problema non è solo quello di essere certificati o di certificare i titoli, perché l'Ordine dei medici deve garantire che questi colleghi si aggiornino e conseguano tutti i crediti formativi necessari per dare una prestazione di garanzia. Devono essere assicurati, perché altrimenti non verrebbero pagate eventuali situazioni di infortunio. E poi c'è anche l'etica della professione, come si comportano questi colleghi? In maniera eticamente corretta o no? In questo modo - conclude - anche l'azione disciplinare dell'Ordine verrebbe meno. Tutto questo, come detto, implica secondo noi che il cittadino non è sufficientemente tutelato".