Roma

Metodo Gualtieri, stangata sulle edicole: più 45% di tassa sul suolo pubblico

Le ultime rivendite di giornali in crisi per i nuovi aumenti ex Cosap. Santori, Lega: "Basta fare cassa su attività che vanno salvaguardate”

I giornali vendono sempre meno, le edicole chiudono o falliscono e il Comune di Roma invece di salvaguardare un pezzo dell'informazione spedisce ai proprietari dei chioschi la stangata del 2024.

Con una gentile ed educata letterina i Municipi stanno recapitando in questi giorni le nuove tariffe per l'occupazione di spazi pubblici, l'ex Cosap con canoni stratosferici che superano i mille euro l'anno di base e che arrivano anche a 2 mila. Così un pezzo della distruzione dei giornali cartacei si prende l'aiuto al contrario. Invece di individuare formule di detassazione che possano contribuire a salvare le ultime edicole romane, dal Campidoglio arriva una “spintarella alla chiusura”.

Aumenti di tasse assurde come le tariffe funebri

Come accaduto per le tariffe funebri, compresa la tassa medioevale sul trasporto delle salme fuori dal Comune di Roma, la fama atavica di denaro del cassiere del Campidoglio, punisce la cultura e il diritto all'informazione dei cittadini. L'aumento medio annuo peri gestori delle edicole è di circa 300 euro l'anno, divise in quattro comode rate per chi vuole, ciascuna delle quali con oltre 80 euro in più.

Fabrizio Santori: "Punito chi vende cultura"

Santori Lega Roma
 

“Alla faccia della lotta all'inflazione e del sostengo alle attività culturali – denuncia il consigliere e capogruppo della Lega, Fabrizio Santori – il Comune si comporta come un mercante senza scrupoli che scarica la sua fame di denaro su ogni voce dei servizi comunali, senza alcuni discrimine tra chi esercita attività commerciali che garantiscono guadagni certi e chi, come nel caso degli edicolanti, rappresenta uno strumento di diffusione di cultura e informazione”.

I sindacati: "Traditi negli incontri, stato di agitazione"

+Anche i sindacati, seppur con toni morbidi, alzano la voce. Scrivono a sindaco e assessori al Bilancio e alle Attività Produttive i rappresentanti di Sinagi, Cisl, Uil, Snag e Fenagi: “Apprendiamo con stupore la decisione della giunta di aumentare l’occupazione suolo pubblico del 20% e nelle zone speciali del 45% alle edicole di giornali. Ricordiamo che questa Amministrazione, attraverso i suoi Assessori, Presidenti di Commissione, Gruppi Consiliari, durante le riunioni fatte, ha sempre confermato la necessità di salvaguardare questa categoria per le sue peculiarità e di permettergli, attraverso attività in concerto con l’Amministrazione, di poter svolgere ancora un ruolo fondamentale nel tessuto sociale”.

E poi spiegano come di fronte a dichiarazioni politiche di sostenere la categoria il Campidoglio ha deliberato “Piani del commercio che prevedono la chiusura in particolare nel I Municipio di innumerevoli punti vendita; un egolamento per le rivendite di giornali deliberato senza aver preso in considerazione una sola delle proposte fatte dalle OO.SS., con il risultato di avere un regolamento regolamento senza un briciolo di prospettiva e programmazione che rende il tutto totalmente sterile;Aumento dell’occupazione suolo pubblico applicato ad una categoria che ha un prezzo imposto pertanto ulteriore aggravio economico. Infine una convenzione per il rilascio dei certificati anagrafici deliberata dalla Giunta, senza aver avuto un confronto sull’operatività della stessa. L’unica riunione svolta è stata quella sulle misure di sicurezza”.

La risposta agli aumenti che hanno come effetto l'impossibilità di aumentare i prodotti in vendita è la dichiarazione dello stato di agitazione”.

"Meno scenette video del sindaco e più sostegno alle imprese"

Conclude il consigliere Santori: “Con questo atteggiamento il Comune condanna le poche edicole rimaste in città alla chiusura. Il Comune ormai è chiuso in sé stesso. Invece di aumentare le tariffe per categorie come gli edicolanti, potrebbe avviare una sana politica di contenimento degli sprechi. Dove? Intanto il sindaco potrebbe perdere meno tempo nelle scenette video in cui narra una città che non c'è”.

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