Roma
Metro C, 6 miliardi nei pozzi senza fine. Errori e ritardi per un binario inutile
di Patrizio J. Macci
La storia tormentata e travagliata della progettazione e dell'esecuzione dei lavori di realizzazione della linea "C" della Metropolitana di Roma, la prima linea completamente automatica della Capitale è la dimostrazione pratica di come in Italia si possa dire una cosa e poi fare esattamente l'opposto senza che nessuno sia mai chiamato a rispondere del proprio operato.
Partita con un progetto iniziale che prevedeva 41 stazioni per 42,2 chilometri di tracciato da Pantano Montecompatri a Tor di Quinto il costo risulta immediatamente essere esorbitante: 4,3 milardi di Euro. Allora si decide di ridurre l'opera a un tracciato fondamentale: trenta stazioni per venticinque chilometri, capolinea di Pantano immutato e quello nel cuore della Capitale che dovrebbe attestarsi a un tiro di schioppo dal Vaticano.
La data di partenza è quella del 2004, ma l'idea di dare a Roma una terza linea della Capitale per decongestionare il quadrante sud est della Capitale strizzando l'occhio a un eventuale prolungamento verso la Cassia, risaliva alla consigliatura del Sindaco Rutelli cioè i primi Anni Novanta.
Per una città come Roma equivale a un'era geologica fa. All'epoca si pensava di riuscire a vederla conclusa nel 2000, anno del Giubileo con Papa Woytila sul soglio di Pietro, ma nel frattempo di pontefici Roma ne ha visti altri due, un altro Giubileo è immanente e la data di consegna finale della linea nessuno è in grado di dirla.
I romani hanno dovuto aspettare il 2006 per l'inizio dei lavori e il 29 giungo del 2015 per l'inaugurazione del primo tratto, un moncone pressochè inutile di linea ferrata che conduce da periferia a periferia lungo l'asse della Via Casilina che in nessuno dei suoi punti incrocia una delle due linee della metropolitana esistenti.
La stazione che dovrebbe fungere da raccordo (San Giovanni) nessuno sa dire precisamente quando sarà ultimata, e sopratutto se i passeggeri saranno in grado di accedere alla linea "A" della Metropolitana direttamente, senza risalire in superficie. Il resto della linea, è ancora tutta da progettare e nessuno può dire se le stazioni di Piazza Venezia e Chiesa Nuova vedranno mai la luce. L'incertezza regna sovrana.
Questa vicenda, lo scandalo economico del più grande cantiere pubblico italiano è raccontato con dovizia di cifre, nomi, dal giornalista e videomaker Enrico Nocera in un libretto smilzo ma dal peso specifico notevole intitolato "Metro C - Roma, Capitale degli sprechi" pubblicato da Round Robin.
È un carosello di errori, ripensamenti, revisioni, il progetto della terza line della metropolitana. L'auccumulo di ritardi che diviene esponenziale, mentre le date di consegna erano stati uno dei requisiti fondamentali per l'aggiudicazione del contratto di costruzione.
Il progetto è zoppo sin dalla partenza che avviene senza prima aver bene considerato dove si sarebbe andati a scavare: vengono fatte indagini superficiali per poi addossare le colpe ai beni archeologici che "si mettono sempre in mezzo". Quarantacinque varianti in nove anni di lavori, fino alla data fatidica del 2013 quando il "General Contractor" chiede altri 224 milioni di Euro per varianti in corso d'opera. Se la progressione economica in aumento verrà rispettata, l'opera completa avrà un costo di circa sei miliardi di euro per una trentina di stazioni. Trecento milioni di Euro circa a chilometro, quando il costo medio europeo di questo tipo di opera per chilometro si attesta intorno ai quaranta milioni di euro.
Anche volendo raddoppiare il costo per la peculiarità del sottosuolo romano, la cifra che ne risulta sarebbe sempre decisamente più modesta. Nell'attesa che la linea venga completata, il lettore si può sbizzarrire leggendo il confronto impietoso con le metropolitane di altre capitali, e con alcuni progetti alternativi estremamente interessanti che nessuno ha ancora preso in esame. Sperando che venga annunciata presto la data di inizio del prossimo Giubileo, magari per quella data la Linea C sarà completa.