Roma
Metti una Harley Fat Bob a Roma. E' come lo sbarco sulla Luna: emozionante
Test ride cittadino per la nuova Harley Fat Bob 2019 serie Softail. Un mostro che “viola la privacy“
di Fabio Carosi
Nome in codice: Harley Davidson Fat Bob 2019 serie Softail. Il resto è un mostro da 1800 di cilindrata che se non hai il polso fermo, ti strappa le braccia per quanto è potente il tiro.
Se le Harley non sono moto per tutti perché impegnano nell'acquisto, nella manutenzione religiosa e nella guida che più guida non c'è, la Fat Bob è qualcosa di più. Vorrebbe correre e potrebbe farlo piegandosi docilmente ad ogni curva, ma non vale la pena; si maschera da “moto da passeggio” ma il Milwaukee-Eight chiede aria e benzina per urlare tutta la sua potenza; ambisce ad essere un oggetto da collezionista ma è impossibile resistere alla tentazione di salirci sopra e premere quel bottone che dà il via alla festa dei doppi scarichi da gioielleria.
Tolte le emozioni iniziali, la Fat Bob 2019 affronta il percorso più insidioso d'Italia: Roma. Con la sua traffico-follia, l'asfalto che fa schifo e auto e motorini in perenne lotta per un centimetro quadrato di bitume, la Fat Bob si fa strada. E' una divinità a due ruote che, al semaforo di via Cristoforo Colombo, apre il mar Rosso, come se una leggenda fosse atterrata nel caos che precede l'attesa del verde. Gli occhi sbirciano, osservano, sognano e le dita indicano le due ruote massicce in alluminio e tanta gomma che davanti rotola agganciata ad una forcella a steli rovesciati che è un'opera d'arte. La “bomba gommata” posteriore sparisce coperta dagli scarichi che escono dai cilindri separati e poi si riuniscono per tornare sposi sul lato destro. L'aggettivo giusto? Belli da brivido.
Il cronista si arma di go-pro e lascia la Colombo: destinazione Frascati. C'è il Raccordo Anulare, lo svincolo Anagnina e la curva che porta sulla Tuscolana coi saliscendi e i semafori. Parliamoci chiaramente: se siete abituati alle moto pret a porter, non entrate neanche dal concessionario. Qui si parla di una motocicletta e non di una moto. E' un pezzo d'arte con i suoi pregi estetici, la ricercatezza tecnologica e un motore che farebbe volare un F40 e i suoi “non pregi”. Uno ad esempio è quello delle super ruote. Visto che Roma non ha l'asfalto come un tavolo da biliardo, la Fat Bob cade nella trappola delle fessure e delle giunture della strada, Ci si infila come se dovesse divorarla e l'unico modo per domarla è lavorare di gas e muscoli. Basta spingere e la “signora” esce dalla trappola.
E poi c'è scelta aerodinamica. Scordatevi il giubbotto leggero. Senza una protezione “aereo”, guidare una Fat Bob è come sfidare la galleria del vento. A 70 chilometri all'ora il motore gira quasi al minimo e il vento si sente: Eccome. A 130 il tornado è servito e allora si capisce perché Harley significa vestirsi di pelle anche in piena estate. Anche perché la “signora” ama disperdere il calore sul corpo degli umani che la governano.
La Tuscolana se la mangia in tre semafori, si arrampica senza nessuna fatica lungo le curve e arriva in piazza. Qui parte il pellegrinaggio dei curiosi che guardano. Si cambia destinazione verso il mare. La Fat Bob riprende la Colombo sino al mare, al Villaggio dei Pescatori per aprire la stampella laterale davanti la Buzzicona, la celebre “cicciona” del film di Alberto Sordi che ha regalato alla tradizione romana decine di ricette “ad alto tassi di colesterolo”. La nipote ha aperto un ristorante che piace ai romani e fa impazzire gli stranieri. Ma basta il suono della Harley per far alzare da tavola un nugolo di persone. E l’amatriciana di mare rischia di freddarsi.
Un consiglio per chi decide di spendere tra i 18 e i 22 mila euro a seconda della cilindrata e del colore. Se siete malati di privacy, noleggiate un motorino e toglietevi dalla testa la Fat Bob. Dovunque andrete sarete riconosciuti e fotografati e “sputtanati” in un battibaleno sui social.
Chiudiamo con due dati tecnici da vero test ride: corre se la fate correre, frena alla grande e nel quadro strumenti retrò c'è tutto l'essenziale. I comandi al manubrio sono facili e intuitivi. In città dove sarebbe meglio non portarla, vi farà costruire un legame quasi d'amore col benzinaio. D'altronde chi vuole le emozioni, le deve pagare.