Roma

Minimarket: maxi evasione. Iva Vù cumprà, il racket ai bengalesi

La Fiepet Confesercenti ha presentato alla Guardia di Finanza e all'Assessorato alle Attività Produttive un esposto contro i minimarket che "troppo spesso eludono il fisco e fanno concorrenza sleale agli esercizi che pagano regolari tasse".
"Troppo spesso assistiamo a comportamenti scorretti da parte di questi minimarket, condotti da stranieri, che vendono non solo frutta e verdura ma anche bevande alcoliche. In questo caso, però, invece di battere regolari scontrini con il 22% di Iva, come accade a qualsiasi esercizio commerciale, al dettaglio o all'ingrosso, che vende al pubblico vino, birra e liquori, battono scontrini con il 4% di Iva come se vendessero frutta o altri generi alimentari di prima necessità".
Abbiamo verificato che su dieci esercizi almeno sette usano questo stratagemma per pagare meno Iva. Si calcola che su 1000 euro di incasso 180 finiscono nelle casse di questi imprenditori che eludono così il fisco. Moltiplichiamolo per centinaia di frutterie e minimarket stranieri sparsi sul territorio, per migliaia di bottiglie e bevande vendute ogni giorno, ecco che l'evasione è a più zeri. La denuncia in una nota della Fiepet
“Non è possibile restare indifferenti di fronte a questo fenomeno . spiegano il presidente della Fiepet Confesercenti Pietro Lepore, i vice presidenti Fabio Mina e Claudio Pica, il segretario della Confesercenti Daniele Brocchi - Abbiamo deciso di denunciare il tutto alla Guardia di Finanza e all'Assessorato competente per dire basta. Speriamo che le autorità facciano al più presto le loro verifiche in modo da ripristinare legalità e giusta concorrenza”.
E di denuncia in denuncia, l'associazione dei commercianti, si sposta sulle spiagge: "Sul litorale romano e non solo quest’anno gli abusivi sono triplicati, vendono ogni genere di cose. Sono spariti i famosi “vu cumprà” provenienti dall’Africa, adesso il racket è in mano al Bangladesh. Vendono materassini, bibite, gratta checche, asciugamani, occhiali, pannocchie, ecc ecc. Numeri alla mano, anzi numeri all’orologio riportano un venditore abusivo ogni tre minuti nei giorni infrasettimanali. Nel week end la situazione è insostenibile. Se ne conta uno al minuto. Se il fenomeno è più contenuto presso gli stabilimenti balneari perché delimitati e più controllati, nelle spiagge attrezzate, vedi la zona dei cancelli, la situazione è sconcertante. C’è un problema serio, il rischio sicurezza per i bagnanti, che ignari acquistano bevande da questi venditori, senza nessuna certezza della qualità del prodotto. Spesso, questi signori riempiono le bottiglie di birra di note marche con birra scadente, violando la normativa sull’igiene e truffando così l’ingenuo bagnante. Proprio l’anno scorso, una ragazza, acquistando una birra in bottiglia da questi abusivi, al primo sorso si accorse che era acqua e non birra. Per non contare poi il danno e la concorrenza sleale agli esercizi pubblici che pagano le tasse". Così in una nota Fiba e Assoturismo Confesercenti.