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Roma
Minorenne nigeriana schiavizzata e costretta a prostituirsi con riti vudù

Riti vudù per soggiogare e schiavizzare una minorenne nigeriana, costretta a prostituirsi in strada, da connazionali e da un sessantenne italiano, Marco Masini.

 

Al termine di dell’attività investigativa, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, la Polizia di Stato ha eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dalla Autorità Giudiziaria capitolina, nei confronti di Omorowa Florence, Andrew Grace Mose e Julius Gumice Sofia, cittadine nigeriane, rispettivamente di anni quaranta, ventisei e trentasei e di Marco Masini, cittadino italiano sessantenne.

Tutti gli indagati sono stati ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di tratta di esseri umani, immigrazione clandestina, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, nei confronti di una giovane ragazza nigeriana, all’epoca dei fatti minorenne.
L’indagine della “sezione criminalità straniera” della Squadra Mobile di Roma, che ha portato a disarticolare un pericoloso sodalizio criminale, è stata avviata in seguito alla coraggiosa denuncia della giovane vittima, che ha raccontato di aver lasciato il suo Paese di origine, la Nigeria, convinta da una donna, sua connazionale, con la promessa, poi rivelatasi falsa, di un lavoro da parrucchiera in Italia e poi, costretta a prostituirsi in strada.

La ragazza ha raccontato di essere giunta in Italia, passando per il Senegal, dove è rimasta per circa otto mesi, in attesa di poter partire per l’Italia. Nella città di Dakar, la ragazza è stata costretta a rimanere, per tutto il tempo in una c.d. “connection house”, gestita da membri dell’organizzazione che l’ha costretta a prostituirsi, per poi essere accompagnata all’aeroporto, arrivando prima in Spagna e poi in Italia. La ragazza ha, inoltre, riferito di essere partita con un passaporto falso che le era stata fornito da un membro dell’organizzazione e che, ha dovuto riconsegnare in Italia alla sua maman, che aveva distrutto il suo vero documento.

Grazie all’indagine della Squadra Mobile, avviata immediatamente dopo la denuncia della giovanissima vittima, è stato possibile ricostruire l’intera vicenda che ha portato all’arresto degli indagati. In particolare, gli agenti della Squadra Mobile sono riusciti ad individuare, in breve tempo, nonostante la ragazza, scossa ed impaurita, non fosse assolutamente in grado di ricordarlo, l’abitazione dove era stata portata, una volta arrivata in Italia. Sono stati, infatti, eseguiti numerosissimi servizi di appostamento e pedinamento, grazie ai quali, non solo è stato possibile localizzare, con assoluta certezza, la casa dove la ragazza era stata “ospitata”, ma anche individuare i suoi sfruttatori, ricostruendo spostamenti ed abitudini.

La successiva attività tecnica, ha fornito ulteriori e significativi elementi probatori nei confronti degli indagati permettendo, altresì, di cristallizzare le movimentazioni di denaro, inerenti proprio allo sfruttamento sessuale della giovane vittima, costretta a consegnare tutti i guadagni giornalieri alla sua maman.

L’indagine ha inoltre portato alla luce le ragioni per le quali la ragazza era costretta a consegnare tutti i soldi guadagnati con l’attività di meretricio. Questa, infatti, prima di lasciare la Nigeria era stata obbligata dalla donna che l’aveva convinta a partire per l’Italia con la falsa promessa di un lavoro, a sottoporsi a dei veri e propri riti di magia nera, dei riti voodoo, dovendo anche giurare che non l’avrebbe mai denunciata alla polizia per nessun motivo ed infatti la ragazza era terrorizzata da eventuali ritorsioni nei suoi confronti o nei confronti della sua famiglia in Nigeria.

Proprio la sottoposizione ai riti voodoo, rappresentava per l’organizzazione criminale, la garanzia per la restituzione del “debito” tra la ragazza ed i suoi sfruttatori: sessantacinquemila euro, somma che la stessa maman, nigeriana, aveva indicato come “costo per il viaggio in Italia” e che la giovane vittima avrebbe potuto restituire solo dopo anni di prostituzione.

Dalle attività tecniche e dai servizi di pedinamento, è stato possibile ricostruire l’intera vicenda. La ragazza, una volta giunta in Italia, era stata immediatamente contattata da una sua connazionale la quale, sfruttando il fortissimo stato di soggezione psicologica della giovane dovuto alla sottoposizione ai riti voodoo, le aveva distrutto il passaporto e la lèaveva costretta a prostituirsi in strada, obbligandola a consegnarle il guadagno giornaliero.

L’indagine della Squadra Mobile, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, ha portato alla luce le distinte e pesanti responsabilità delle persone coinvolte, a vario titolo nella grave vicenda evidenziando, tra l’altro, anche il coinvolgimento di un cittadino italiano, marito di una delle indagate, entrambi arrestati.
Al termine delle attività tutti gli indagati sono stati associati presso le case circondariali di Regina Coeli e di Rebibbia a disposizione delle A.G.

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