Molestò due studentesse: assolto. "Non punibile, è dipendente dal sesso" - Affaritaliani.it

Roma

Molestò due studentesse: assolto. "Non punibile, è dipendente dal sesso"

"Incapace di intendere e di volere" al momento di calarsi i pantaloni e masturbarsi davanti a due studentesse ventenni. Per questo, un sessantatreenne romano, accusato di atti atti osceni in luogo pubblico, è stato assolto dai giudici del tribunale di piazzale Clodio. L'uomo, un ex dipendente del comune di Roma in pensione, avrebbe molestato le due ragazze nei pressi di piazzale Aldo Moro, dove le giovani si trovavano a passare dopo aver assistito a una lezione universitaria a La Sapienza, nell'aprile del 2012.

Ad evitare la condanna all'imputato, assistito dall'avvocato Gianluca Arrighi, sarebbe stata la sua cronica dipendenza dal sesso. Il pensionato, infatti, stando a una perizia psichiatrica richiesta dal suo difensore e disposta dal giudice, sarebbe afflitto da una patologia da "sex addiction", denominata "ipersessualità". Patologia per la quale il sessantatreenne era già in cura da tempo, così come testimoniato dai certificati prodotti in udienza dal suo legale. Arrighi ha quindi chiesto e ottenuto che venisse disposta una perizia psichiatrica. L’esito degli accertamenti peritali ha confermato la patologia, chiamata anche “sex addiction”, stabilendo che l’imputato, al momento dei fatti, non era capace di intendere e di volere. Infatti, si legge nella perizia, “la grave forma di dipendenza sessuale di cui soffre l’imputato comporta un disturbo bipolare con conseguenze invalidanti: masturbazione compulsiva, deterioramento delle relazioni sociali, opacità cognitiva e alterazione del sonno. Tale dipendenza patologica induce il soggetto a una esistenza borderline, alla ricerca sempre più intensa di rapporti sessuali tendenti all’osceno o al perverso. Nell’ipersessualismo il paziente subisce quindi una vera e propria ossessione per la sessualità che, nei casi più gravi, come quello in esame, può arrivare a escludere la capacità di intendere e di volere”.

“La pena ha senso soltanto se l’individuo sceglie consapevolmente di violare la legge pur avendo, invece, la possibilità di sceglierne l'osservanza” ha dichiarato Arrighi. “Da questo deriva – ha poi aggiunto il penalista e scrittore - che le persone affette da anomalie psichiche, non avendo questa libertà di scelta fra il bene e il male, non possono essere biasimate per il reato commesso e quindi non possono essere punite”.