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Roma
Monet super star. Al Vittoriano la mostra prorogata fino al 3 giugno

Dopo aver superato i 200 mila visitatori nei primi quattro mesi di apertura, l'esposizione interamente dedicata a Claude Monet, ospitata al Complesso del Vittoriano, e' stata prorogata al 3 giugno.

 

In mostra circa 60 opere, le più care all'artista e che lo stesso Monet conservava nella sua ultima, amatissima dimora di Giverny: prestiti eccezionali tutti provenienti dal Muse'e Marmottan Monet di Parigi che nel 2014 ha festeggiato gli 80 anni di vita e che raccoglie il nucleo pù' importante e numeroso delle opere del grandissimo artista francese, grazie alle donazioni dei collezionisti dell'epoca e del figlio Michel. L'inquietante modernità dei salici piangenti, del viale delle rose e del ponticello giapponese ma anche le monumentali ninfee e glicini, i colori evanescenti e sfumati, la campagna francese e la natura in ogni sua fase: tra i capolavori in mostra Ritratto di Michel Monet neonato (1878-79), Ninfee (1916-1919), Le Rose (1925-1926), Londra. Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905).
Sotto l'egida dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, promossa dall'Assessorato alla Crescita culturale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, con il patrocinio del ministero dei Beni e delle Attivita' Culturali e del Turismo (MiBACT) e della Regione Lazio, la grande retrospettiva e' prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con il Musee Marmottan Monet, Paris.

Curata da Marianne Mathieu, storico dell'arte e vicedirettore del museo Marmottan, incaricata della Collezione Monet, la mostra da' conto dell'intero percorso artistico del maestro impressionista a partire dai primissimi lavori, le celebri caricature della fine degli anni 50 dell'800 con cui guadagno' i primi soldi e divenne quasi un personaggio nella sua citta' natale, Le Havre, passando per i paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, Vetheuil, Pourville, e delle sue tante dimore, inclusa una parentesi in Liguria testimoniata in mostra dal dipinto del castello di Dolceacqua.
Protagonisti anche i ritratti dei figli e le celeberrime tele dedicate ai fiori del suo giardino - costruito sapientemente negli anni al punto che ebbe a dire che se non avesse fatto il pittore sarebbe stato giardiniere e che senza i fiori non avrebbe dipinto -, fino alla modernissima resa dei salici piangenti, del viale delle rose o del ponticello giapponese, e poi alle monumentali Ninfee, che deflagrano nel pulviscolo violetto e nella nebbia radiosa.

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