Roma

Monte Stallonara, Grancio: “All'Avvocatura del Campidoglio non far sapere”

Il quesito tecnico-politico: “Perché l’Avvocatura viene fatta tacere o addirittura gli vengono di fatto segregati i suoi pareri”?

di Cristina Grancio *

La maggioranza del sindaco Raggi, su alcuni argomenti, anziché avvalersi dell’ausilio dell’avvocatura Capitolina sembra preferire avvalersi del solo ed unico contributo degli avvocati di parte, che hanno ricevuto il mandato da cittadini, da comitati. La tematica, questa volta, è quella dei piani di zona e l’occasione per riscontrare ciò è stata la Commissione Urbanistica di venerdì scorso che ha avuto una connotazione di surreale inutilità. 

Convocata per la seconda volta una commissione avente ad oggetto la revoca del diritto di superficie ad alcune cooperative appartenenti al Piano di Zona di Monte Stallonara - di cui abbiamo avuto modo di parlare la settima scorsa – questa ulteriore convocazione aveva come scopo di esprimere parare sulla delibera, ma anche, prima dell’espressione di parere, di ricevere risposte alle domande dei componenti della commissione, che erano sorte in capo a noi a seguito dello studio della documentazione consegnataci.

Lo svolgimento della Commissione ha rivelato come queste convocazioni, fatte per approfondire siano per la maggioranza un peso attraverso le quali sembrano sopportare le opposizioni quando manifestano necessità di chiarezza e riscontri sulla correttezza delle strade che si stanno intraprendendo; anziché essere uno strumento attraverso il quale si dovrebbe raggiungere un voto consapevole di tutti i commissari. Quando le tematiche sono poco chiare e/o spinose, le Commissioni vengono vissute dalla maggioranza come un inutile appesantimento di un processo decisionale e non come uno strumento di miglioramento dell’azione amministrativa.

Cerchiamo di capire come in questo caso di morte pietosa della commissione si sono cercati di annullare le funzioni degli eletti di opposizione e della commissione stessa senza, questa volta entrare nel merito tecnico, il quale meriterebbe un lungo approfondimento. 

I Piani di zona sono stati considerati tematica delicata da questa amministrazione tanto da ritenere opportuno la creazione di una commissione ad hoc, la commissione d’indagine sui piani di zona. Leggendo il verbale dedicato dalla commissione d’indagine sulla questione di Monte Stallonara si capisce come tutto sia stato centrato nel recuperare materiale che potesse dimostrare la cattiva gestione di questo intervento di edilizia residenziale pubblica, mala gestio alla quale si vorrebbe ora porre rimedio con la delibera di revoca del diritto di superficie, visto che non ci si è riusciti attraverso i percorsi giudiziari. La cosa che ho notato però è che l’Avvocatura del Comune di Roma non sia mai intervenuta in queste Commissioni, in situazioni che, invece, ne necessitavano una partecipazione, in quanto le vicende prendono le mosse proprio da procedimenti giudiziari che nel corso degli anni hanno portato al pignoramento degli immobili.

Perché si è così restii a coinvolgere l’Avvocatura? Venerdì ci siamo ritrovati in una commissione nella quale i commissari non avevano alcun rappresentante degli uffici del comune, che potesse rispondere ai consiglieri o forse sola alla sottoscritta, eppure una revoca è un’azione che potrebbe non essere quella più efficace ai fini delle esigenze dei cittadini, come sta succedendo per l’analoga situazione nel Piano di Zona di Castel Verde, dove a seguito della revoca del diritto di Superficie avvenuta due anni fa, non si è ancora nella condizione di procedere alle riassegnazioni degli alloggi i cui assegnatari sono conseguentemente decaduti a seguito della revoca. Nel caso in questione ci si potrebbe trovare in una situazione in cui l’amministrazione potrebbe subire danni visto che è emersa la posizione di due opposte fazioni di cittadini rappresentate dai rispettivi legali e l’amministrazione sta supportando le posizioni di uno solo di questi legali.

Perché non si è consentito di interagire con l’Avvocatura, perchè non mi si è consentito di lasciare traccia nel verbale della commissione dei quesiti che intendevo porre? Perché a mia esplicita domanda di mettere a verbale dei quesiti per l’Avvocatura mi è stato risposto negativamente dal presedente della Commissione? Perché si permette agli avvocati di parte, di essere gli unici interlocutori della commissione? Perché l’Avvocatura, organismo importantissimo a sostegno delle scelte politiche di un ente locale, viene fatto tacere o parlare o addirittura gli vengono di fatto segregati i suoi pareri, come se fosse un organo a disposizione della sola maggioranza? 

Perché di fronte a due pozione legali contrastanti non si permette al l’Avvocatura comunale di interagire con la commissione per capire se effettivamente la posizione che si vuole portare avanti è veramente la più conveniente per i cittadini, tutti? Quest’uso strumentale dell’Avvocatura richiama alla memoria l’uso che è stato fatto dei suoi pareri sullo stadio della Roma.

* Cristina Grancio, consigliere DemA Gruppo Misto