Roma

Morì a casa della fidanzata. "A processo tutta la famiglia"

Rischio processo per un'intera famiglia per la morte di Marco Vannini, il bagnino di 19 anni di Cerveteri ucciso a Ladispoli la sera del 17 maggio scorso da un colpo di pistola esploso da una 'Beretta' calibro nove di Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina Militare nonche' padre della sua fidanzata. Il procuratore di Civitavecchia Gianfranco Amendola e il pm Alessandra D'Amore hanno chiuso l'indagine, passo che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio, ipotizzando il concorso nel reato di omicidio volontario, sorretto dal dolo eventuale, a carico di Antonio Ciontoli, dei figli Federico e Martina (fidanzata della vittima) e della moglie Maria Pezzillo. Di omissione di soccorso deve rispondere Viola Giorgini, fidanzata di Federico, mentre a Ciontoli senior e' contestata anche l'omessa custodia di armi.

Il procuratore Amendola fa presente che "da oggi sono a disposizione delle parti tutti gli atti di indagine compiuti da questa Procura e, in particolare, le numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali disposte nell'immediatezza del fatto, i sopralluoghi, le consulenze tecniche, l'audizione di numerose persone informate sui fatti e gli interrogatori degli indagati". Lo stesso magistrato sottolinea come "nonostante la complessita' e la delicatezza del caso, le indagini siano state concluse in sei mesi, a fronte del termine di un anno previsto dal codice di procedura penale per il delitto di omicidio volontario, grazie anche all'impegno del personale della Stazione dei Carabinieri di Ladispoli, della Compagnia dei Carabinieri di Civitavecchia e del Reparto Investigazioni Scientifiche Roma. E, soprattutto, sono state espletate, come previsto dalla legge, nel massimo rispetto del segreto istruttorio, nonostante la fortissima pressione mediatica esistente sul caso, nella convinzione che i processi penali si devono svolgere nelle aule giudiziarie e nel rispetto delle norme di garanzia, in primo luogo quelle relative al principio costituzionale di non colpevolezza".

Stando a quanto accertato dalla Procura di Civitavecchia, tutti gli indagati erano in casa quando Marco Vannini venne raggiunto da un proiettile che lo centrò alla spalla destra, attraversò il polmone e colpì il suo cuore. Antonio Ciontoli, papa' della fidanzata di Marco, confesso' subito di aver sparato 'per errore'. Ma gli inquirenti hanno ritenuto che il giovane poteva essere salvato tra le 23.15, quando sarebbe partito il colpo di pistola, e le ore successive quando furono chiamati, forse tardivamente, i soccorsi.