Roma

Morte Desirée Mariottini, “Alinno Chima resta in carcere”: è Cassazione

Il nigeriano è a processo insieme ad altri tre cittadini africani per la morte della 16enne avvenuta nell'ottobre 2018 a San Lorenzo

Confermata dalla Cassazione la custodia cautelare in carcere per Alinno Chima, noto come 'Sisco', cittadino nigeriano imputato con altri 3 africani per l'omicidio di Desirée Mariottini, la 16enne trovata morta in uno stabile in via dei Lucani a Roma nell'ottobre 2018, su cui si sta celebrando il processo davanti alla Corte d'assise di Roma nell'aula bunker di Rebibbia.

 

La prima sezione penale della Cassazione, con una sentenza depositata lunedì (l'udienza a porte chiuse è stata svolta il 10 settembre scorso), ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'imputato contro l'ordinanza con cui il Riesame, nell'aprile 2019, alla luce di nuove risultanze investigative, aveva applicato a 'Sisco' la custodia cautelare in carcere, oltre che per violenza sessuale di gruppo, per cessione di stupefacenti e omicidio volontario aggravato. I giudici hanno ritenuto "irrilevante" la censura che, nel ricorso della difesa dell'uomo, viene mossa in relazione ai "gravi indizi di colpevolezza", condividendo le conclusioni del Riesame sul fatto che "il rinvenimento delle tracce biologiche di 'Sisco'" su uno dei flaconi di metadone "costituisca conferma" delle testimonianze "circa la disponibilità, da parte dell'indagato, di flaconi di metadone", oltre che sulle "rimostranze" che l'uomo rivolse nei confronti della giovane sulla "quantità di metadone".

Anche per quanto riguarda la lamentata - da parte della difesa - "insussistenza delle esigenze cautelari", il ricorso, si legge nella sentenza depositata oggi, "non prende in considerazione la cospicua messe di elementi che il tribunale del Riesame ha ritenuto significativi, sul piano pronostico, del pericolo di fuga e di reiterazione nella commissione di reati", quali l'"assenza di qualunque integrazione dell'incarico sul piano socio-economico, in particolare per quanto concerne la disponibilità di lecite fonti di guadagno", e la "spiccata capacità a delinquere tratta dalla diuturna attività di spaccio e dalla estrema gravità del fatto per cui si procede".