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Roma
Morte Desiree, nigeriano incastrato dal Dna: nuova accusa di omicidio

Morte Desiree Mariottini, svolta nelle indagini grazie all'esame del Dna. Nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per Chima Alinno, nigeriano di 47 anni, e Brian Minthe, senegalese di 43.

 

Entrambi sono coinvolti nell’inchiesta sull’omicidio della giovane Desirée, morta nella notte tra il 18 e il 19 ottobre scorso in uno stabile abbandonato nel quartiere di San Lorenzo. All’esito dei nuovi accertamenti sul Dna rinvenuto sul corpo, sotto le unghie, e sui vestiti della ragazza gli inquirenti hanno chiesto una nuova misura cautelare a carico di Alinno con le accuse di omicidio e cessione di droga.L ’accusa di omicidio, già era contestata al nigeriano, ma venne fatta cadere dal tribunale del Riesame che aveva ridimensionato le responsabilità di Alinno. Anche per Minthe, dopo gli esami del Dna, la procura ha chiesto e ottenuto la misura cautelare per un nuovo reato: la cessione di droga verso terzi. Intanto su queste basi gli inquirenti si preparano al deposito degli atti. Le ipotesi di violenza sessuale, cessione di droga e omicidio riguardano anche Mamadou Gara e Yousif Salia.

Come si è appreso a piazzale Clodio tracce biologiche dei due stranieri, compatibili con le violenze sessuali, sono state trovate sul corpo e sotto le unghie di Desiree, oltre che sulla coperta e sul materasso dove era sdraiata.Tracce utili alle indagini – si aggiunge – sono state trovate anche su un flacone che conteneva metadone somministrato alla giovane e una cannuccia con la quale avrebbe fumato crack la notte in cui morì di overdose. Alinno, Gara e Salia secondo i pubblici ministeri – insomma – avrebbero somministrato volutamente alla ragazzina di Cisterna di Latina una dose letale di psicofarmaci e droghe. Per Salia e Brian Minthe, in cella per violenza sessuale sulla ragazza, si sono aggiunte le accuse di spaccio perché, riconosciuti, durante le indagini, come pusher abituali di Via dei Lucani.

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