Roma
Morti, feriti e caos: i trasporti pubblici nel panico. Fermi gli "autisti poveri": il Comune ha 63 mln di debiti
di Fabio Carosi
Macchinisti che scioperano, ma anche treni che si scontrano per un errore umano, sino alla tragedia di giovedì, quando un ennesimo errore umano è costato la vita a un bimbo di quattro anni volato nella tromba di un ascensore nel panico metropolitano della stazione Furio Camillo.
E' la sintesi della follia dei trasporti romani, tra inefficienze storiche, scarsa manutenzione, ricatti che seguono ad accordi sindacali che vengono disconosciuti dalla base e che segnano il punto più basso dell'intero sistema. Mai muoversi a Roma era stato così difficile e anche pericoloso.
Ma le tragedie non bastano a far capire che la macchina è da rottamare, a partire dalla centralina di comando del Campidoglio che oggi, venerdì, si prende il primo sciopero, non contro un'azienda ma direttamente contro l'istituzione Comune.
Ad incrociare le braccia sono gli autisti della Roma Tpl, la società privata che nel 2010 ha vinto la gara bandita dalla Giunta Veltroni e perfezionata da quella Alemanno per la gestione delle linee di trasporto della periferia, qualcosa come 83 linee, pari al 20% di tutto il servizio su gomma di Roma. Ebbene, i 1500 autisti che fanno la spola su bus nuovi di zecca nella parte più difficile e spesso degradata della città, si sono visti arrivare una lettera della Roma Tpl con la quale un aumento in busta paga di 75 euro è stato cancellato dalla mattina alla sera. Non solo: visto che il bonus era parte integrante di una serie di accordi che risalgono prima all'assessore Mauro Calamante e poi controfirmati da Sergio Marchi e che avevano come obiettivo l'omogenizzazione delle buste paga dei dipendenti privati, con quelle del pubblico - accordo disconosciuto dalla Giunta Marino - l'azienda ha anche chiesto indietro quanto erogato dal 2010: qualcosa come 4 mila euro a persona che teoricamente dovrebbe essere restituiti a rate. Per chi guadagna il minimo previsto dal contratto di categoria è una mazzata che rischia di far saltare i già precari conti delle famiglie.
E così lo sciopero di 4 ore proclamato dal Sul che paralizza per un'intera giornata i bus delle periferie, con migliaia di romani lasciati a piedi.
Come sempre accade a Roma la vicenda è paradossale. Piegata da debiti e dal costo del lavoro, Atac e Comune nel 2009 decidono di appaltare il 20 per cento del servizio, con una gara con un affidamento per 9 anni regolato da un contratto di servizio che prevede l'erogazione di un corrispettivo per ogni chilometro di servizio erogato, personale, mezzi e manutenzioni comprese. Quando il Comune di Roma si accorge di aver creato "autisti di serie B" perché le retribuzioni dei privati sono inferiori a quelle di Atac, corre ai ripari impegnandosi a stanziare un contributo straordinario per ciascun dipendente. Solo che la delibera non viene mai fatta, i soldi in bilancio non vengono mai impegnati ma alla Roma Tpl viene chiesto di erogare comunque i soldi "che poi verranno in qualche modo trovati". Negli ultimi 5 anni la Roma Tpl ha anticipato per conto del Comune di Roma qualcosa come 18 milioni di euro, sino a quando circa un mese fa è arrivata la comunicazione ufficiale del Campidoglio e dell'Atac che ha disconosciuto l'accordo del 2009 e del 2010. Niente soldi ai "tranvieri poveri" e niente soldi all'azienda che ora rischia il default. Da qui lo sciopero non contro il datore di lavoro, bensì contro il Comune di Roma dove Giunta che vai, accordi che disdici.
Soldi, dunque. Come quelli che il Comune deve sempre a Roma Tpl che ha anticipato il rinnovo del contratto nazionale ai suoi dipendenti senza che però Regione e Campidoglio onorassero gli impegni. Tanto che l'azienda ha citato tutti in tribunale e non più tardi di un mese fa ha ottenuto una sentenza: sarà il Comune a dover versare i 48 milioni di euro dovuto e anticipati. E ora due somme: 18 per l'integrativo autisti, più 48 per il contratto nazionale, in totale fa 63 milioni di euro. E' il nuovo buco nel bilancio del Comune di Roma che Improta e Marino stanno cercando di evitare facendo finta di niente.