Roma

Musica, poesia e arte: Scolamiero in mostra al Museo Carlo Bilotti a Roma

“Della declinante ombra”: una mostra che raccoglie le opere di Vincenzo Scolamiero. Un mondo di arte, musica e poesia

di Maddalena Scarabottolo

Musica, poesia e arte sono gli ingredienti dell'espressione artistica di Vincenzo Scolamiero, docente di Pittura presso il Dipartimento di Arti Visive dell'Accademia di Belle Arti di Roma. “Della declinante ombra” è il tema della mostra in corso al Museo Carlo Bilotti di Roma visitabile fino al 9 giugno.

 

La personale di Vincenzo Scolamiero, “Della declinante ombra,” al Museo Carlo Bilotti di Roma, promossa da Roma Capitale e dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è un tripudio di meditazioni fluttuanti tra l'arte, la pittura e la poesia. Le opere sono divise in sei sottoinsiemi: “Mutevole canto”, “Lascia parlare il vento”, “Della declinante ombra”, “In un giro di vento”, “Come l'aria alla terra legati”, “Ogni cosa ad ogni cosa ho detto addio”. Tali temi sono esposti a partire dal Ninfeo al piano terra per poi continuare al primo piano del Museo Bilotti dove il percorso espositivo continua nelle tre salette, nella project room e nel corridoio che le collega.

Il titolo della mostra e i titoli dei vari cicli pittorici evocano in modo lampante il forte rapporto che Scolamiero ha con la poesia. Sono temi che si presentano subito molto distanti dalla velocità della vita contemporanea, anzi si pongono proprio in contrapposizione con il mondo della realtà aumentata del web e dei social.

“Della declinante ombra” rimanda al concetto di discesa verso un mondo sconosciuto, verso quel percorso che dovrà rifare anche Euridice dopo essere stata guardata da Orfeo. Un'immagine classica, antica, che viene trasformata in frammenti poetici visivi tali da acquistare una dimensione umana. In queste opere si condensano rimandi alla poesia di Rilke, Hölderlin e Celan: evocazioni che rendono le espressioni artistiche  molto suggestive. Lo stesso Scolamiero dice di “trovare un momento di raccoglimento nella poesia”. Un momento in cui meditare e trovare attraverso la sperimentazione artistica, un mezzo per esprimere la tensione dell'anima verso lo spazio infinito dello spirito alla ricerca dell'assoluto.

L'artista esprime con segni e una gamma ristretta di colori questa architettura emozionale che si struttura sulla segmentazione dello spazio pittorico e del tempo di esecuzione della pennellata. Questo spazio della pittura, Scolamiero lo intende come “il senso del vuoto infinito” entro il quale va ricercata la melodia della “semplicità di ogni piccola cosa che possa restituire la bellezza del mondo”. Proprio questo amore per ciò che è irrilevante nella contemporaneità permette all'artista di circondarsi di piccoli reperti all'interno del suo studio, secondo l'antica tradizione di collezionare naturalia e artificialia. Ecco che alle volte, nelle sue opere, si possono riconoscere forme che rimandano alla mente immagini di fiori, rametti, nervature di foglie, nidi, fili d'erba, tutti elementi che per essere notati richiedono del tempo.

Ogni lavoro, per esprimere questa eleganza, parte da un fondo monocromo, il più delle volte nero, che evoca la dimensione dello spazio spirituale, del vuoto e dell'abisso. Le larghe e bianche pennellate si sovrappongono a pesanti e profondi neri creando una danza di ventagli, merletti e venature che trasmettono il ritmo con il quale questo lavoro è stato svolto. Un risultato equilibrato che viene esaltato dalla ricchezza con la quale i limitati pigmenti, oli e inchiostri si susseguono sulla composizione. Prendendo a prestito le parole dell'autore, di fronte a queste opere semi-monocrome “si accentua lo spessore spirituale e lirico della pittura”.