Roma
Mutui e prestiti negati, i guariti dal cancro chiedono giustizia
Al via la raccolta firme promossa dalla Fondazione Aiom per una legge sul diritto all'oblio oncologico
Le persone guarite dal tumore chiedono una legge per non essere considerati ancora pazienti oncologici dopo anni e per non subire discriminazioni sociali. Una persona che ha combattuto il cancro dopo 20 anni, viene considerata ancora "a rischio" e per questo ha difficoltà nell'accedere a mutui, prestiti, assunzioni sul posto di lavoro o adozione di bambini.
L'iniziativa di richiedere una legge che riconosca il diritto all'oblio è partita dall' Associazione Italiana di Oncologia Medica (Fondazione Aiom) che ha deciso di lanciare una raccolta firme, supportata da una campagna social. Lo scopo è raggiungere 100 mila adesioni, che verranno portate al Presidente del Consiglio per chiedere l’approvazione della legge. L'iniziativa si chiama “Io non sono il mio tumore” proprio per sottolineare come sia sbagliato e fortemente discriminatorio il paradigma cancro= morte.
Come firmare
Tutti potranno contribuire lasciando il proprio nome, sia online che nei reparti di oncologia e nelle piazze: pazienti, caregiver, familiari, cittadini. La guida è scaricabile dal sito e sarà distribuita negli ospedali, per informare chi ancora non è a conoscenza di questa opportunità e invitarlo ad agire perché le cose possano cambiare. Il portale offre inoltre ai pazienti la possibilità di raccontare la propria storia, per mettere in luce il problema e condividere le esperienze.
Le dichiarazioni del Presidente
A tal proposito il Presidente di Fondazione AIOM Giordano Beretta ha spiegato: "Le persone guarite dal cancro devono essere libere di guardare al futuro senza convivere con l’ombra della malattia. Oggi sono 3,6 milioni i cittadini che vivono con una diagnosi di tumore. Il 27% di loro, circa un milione, è guarito. C’è una forte discriminazione sociale nei loro confronti, che deve essere combattuta. Come Fondazione AIOM abbiamo deciso di provare a cambiare le cose: con la campagna ‘Io non sono il mio tumore’, che prevede una raccolta firme e una guida sul Diritto all’oblio oncologico, vogliamo portare attenzione su un tema così importante. Abbiamo bisogno di trovare il consenso delle forze politiche per l’approvazione di questo essenziale provvedimento. È una battaglia di civiltà che tutti dobbiamo combattere uniti. La legge permetterebbe di non essere più considerati pazienti dopo 5 anni dal termine delle cure se la neoplasia è insorta in età pediatrica e dopo 10 se ci si è ammalati in età adulta. Oggi, grazie all’innovazione dei percorsi terapeutici, molti tumori vengono curati e altri possono essere cronicizzati: per questa ragione i pazienti che vivono anche a molti anni di distanza da una diagnosi sono aumentati e così le persone che trarranno benefici da questo provvedimento. Ogni neoplasia richiede un tempo diverso perché chi ne soffre sia definito ‘guarito’: per il cancro della tiroide sono necessari meno di 5 anni dalla conclusione delle cure, per il melanoma e il tumore del colon meno di 10. Molti linfomi, mielomi e leucemie e i tumori della vescica e del rene richiedono 15 anni. Per essere ‘guariti’ dalle malattie della mammella e della prostata ne servono fino a 20. Il riconoscimento del diritto rappresenta la condizione essenziale per il ritorno a una vita dignitosa ed è necessario all’abbattimento del connubio ‘cancro significa morte’, che crea barriere spesso insormontabili – sottolinea Beretta –. Negli ultimi due anni molti Paesi europei hanno emanato una legge che garantisce agli ex pazienti il diritto a non essere rappresentati dalla malattia. L’Italia deve assolutamente seguire questo esempio.”