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Roma
Nasce il salotto letterario Tevere nel giorno che non c'è: il 29 febbraio

Il 29 febbraio, il giorno che non c’è, sotto un acquazzone torrenziale nasce ufficialmente il Salotto Letterario Tevere. Prende il nome dal fiume che attraversa, nutre ed accoglie la Capitale e dalla via, Tevere appunto, dove in casa dell’avvocato e scrittrice Carlotta Marongiu amano riunirsi poeti, filosofi, storici, amanti dell’arte, del bello, dell’uomo e di Dio.
Il professore emerito di filosofia all’Università Pontificia Lateranense Horst Seidl, già allievo di Heidegger all’Università di Friburgo, suona alla porta con in una mano l’ombrello e nell’altra Seneca. In un’epoca di brutture e confusione, più che mai serve ricordarsi della bellezza cui tendere, l’armonia divina che è nell’uomo, far tacere il bombardamento dei massmedia e ritrovarsi nelle parole dei grandi, confrontarsi, discutere una gerarchia di valori condivisi. L’uomo che si lascia plagiare dal clima di paura e disperazione, si dimentica il bello il vero e il buono che c’è stato e che deve continuare ad essere, e così è lo schiavo perfetto, pronto ad accettare ogni tipo di sopruso, violenza, compromesso contingente, decurtazione delle garanzie e dei diritti.
Paolo Dragonetti De Torres Rutili, cofondatore del premio internazionale di cultura italo russa Puskin e dell’ambito ballo russo in costume che riunisce ogni anno all’hotel Saint Regis la mondanità italiana e russa, arriva fradicio sotto l’acquazzone che spazza Roma: “Gli dei sono invidiosi di noi!”dice ridendo mentre stappa le bottiglie di vino portate da Parigi.
Intanto fa il suo ingresso la pluripremiata giornalista RAI Marilù Safier, che omaggia la padrona di casa del suo libro di poesie e aggiorna gli amici sulla sua ultima fatica, il libro in versi sulle donne del Vangelo. Un’anteprima Marilù l’aveva concessa già nel Tempio di Adriano, durante la Giornata Mondiale della Poesia promossa dalla Fondazione Roma, alla presenza del Ministro per i beni culturali Franceschini.
In quell’occasione anche la famosa poetessa russa Natalia Stepanova, ospite fissa della manifestazione, aveva declamato i suoi versi. Ma Natalia è anche un’appassionata traduttrice ed inizia a scandagliare con gli amici del Salotto Letterario alcune poesie di Puskin, che vengono lette ad alta voce a turno. Poi si passa al borioso Majakovskij, al poeta contadino Esenin, amato dalla gente, sino ad arrivare ai giorni nostri. Mentre il salotto si affolla di narratori russi che andavano a morire in duello all’alba, che si struggevano per amore o per l’appassire di una rosa, scoppia una vivace diatriba su Dostoevsky tra Natalia che legge ne “l’Idiota” una inaccettabile difesa del male e la dott. Maria Cristina Di Tullio del gruppo letterario Mangiaparole, che invece vi trova una giustificazione del delitto come in “Delitto e Castigo”, ma non del male in sé.
Il profumo delle torte e dei biscotti francesi distrae anche gli animi più infuocati e tutti seguono il Professor Horst a tavola, dove la discussione prosegue sul tipo di vino da aprire o patè da spalmare sulla baguette. Mentre già si preannuncia gustoso il prossimo incontro del Salotto, con la presenza del grande Elio Pecora, poeta e direttore della rivista internazionale “Poeti e poesia” e del caro amico di Carlotta Marco Ghitarrari, presidente della Fondazione Eureka e del premio letterario “Le Cattedrali Letterarie Europee” che ha già premiato giovani talenti insieme ad Umberto Eco, Cacciari, Maryl Streep ed il regista hollywoodiano Coppola.

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