Roma
Nencini, la tattica del voto in Var. Esplode il Psi, Del Bue lascia l'Avanti
Dopo il voto del presidente Psi, Nencini a favore del Governo, Mauro Del Bue si dimette dalla direzione della testata di partito
Il voto di Riccardo Nencini alla Var e dopo una giornata in cui il senato si chiedeva come avrebbe votato il senatore che tiene in piedi i 15 Renziano col simbolo del Gruppo Psi-Italia Viva, getta il partito nello scompiglio. A sorpresa ma non troppo si dimette dalla direzione del quotidiano on line l'Avanti, lo storico direttore Mauro del Bue. Ed è bufera.
Intanto Nencini si gode il suo doppio risultato: l'assenza per tutta la giornata dal'Aula e il voto “in corsa” hanno messi in piedi a costo zero una formidabile campagna mediatica per il partito, proprio nel giorno in cui ricorreva l'anniversario della morte di Bettino Craxi, inoltre non ha mutato nessun equilibrio vista l'astensione dei senatori di Italia Viva ma ha stabilito il suo margine di autonomia rispetto a Renzi che ora può continuare a dialogare come Gruppo proprio grazie a Nencini. Insomma, la parabola della “crisi di governo” con cui Renzi ha tenuto in stallo l'Italia ora si rivolta contro l'ex premier, il cui destino era e rimane appeso proprio al sentore Psi.
Una strategia culminata con un tatticismo da vecchio “lupo” che però non è piaciuta al partito ed è costata le dimissioni da direttore di Mauro Del Bue. Settantanni, giornalista di lunghissimo corso ma anche filosofo e scrittore, Del Bue aveva prestato gratuitamente la sua firma per lo storico giornale Avanti nella sua edizione on line (visto che la testata cartacea è ancora di proprietà di Claudio Martelli), Del Bue è esploso con due post social al vetriolo.
Il primo ha un titolo preso in prestito dall'Inferno di Dante, canto V, quello di Paolo e Francesca ed è una sintesi della fine della bellezza che ha soggiogato Del Bufalo come Dante: “E 'l modo ancor m'offende”. E si scaglia contro Nencini: “Sì, perché il “modo” in questo caso – e non soltanto in questo caso – è sostanza. Il presidente del Partito Socialista Italiano, Riccardo Nencini, ha votato questa sera in Senato a favore della fiducia richiesta dal governo Conte. Ma non è questo il punto. Nencini non è uno sconosciuto parlamentare alle prime armi. E’ il dirigente politico che dovrebbe rappresentare (anche se in piccolo, molto piccolo) la gloriosa tradizione del socialismo italiano. Può benissimo, se lo ritiene opportuno, votare a favore del governo, in difformità dal suo gruppo. Ma in questo caso deve prendere la parola nel corso del dibattito sulla fiducia, con un intervento o con una dichiarazione di voto, e dare una chiara motivazione della sua scelta. Non è questa, però, la strada percorsa da Nencini. Il senatore ha preferito nascondere la sua decisione, scomparire per gran parte della giornata, lasciare inevasa la domanda ricorrente in Senato, “Che farà Nencini?”, arrivare oltre l’ultimo momento utile, oltre la fine della seconda chiama, e apporre il suo voto nell’urna. Se non di nascosto, quasi, come un malfattore. Il tutto, coincidenza significativa, il giorno in cui ricorreva l’anniversario della morte di Bettino Craxi. Vergogna”.
Il secondo passaggio è un addio all'Avantionline: “Sono stanco di una situazione del genere. Un voto a favore di Conte all’ultimo minuto dopo certo Ciampolillo, non é una cosa dignitosa. Oltretutto indecifrabile. Incomprensibile. Confermo le mie dimissioni da un giornale che da otto anni mi ha visto direttore esprimendo il massimo della mia passione e competenza. Il tutto gratuitamente. Con spirito di servizio. Saluto i lettori e i compagni che mi hanno appoggiato, apprezzato e hanno collaborato. Continuerò a impegnarmi nello studio e nella scrittura di libri sulla storia socialista, da socialista che da 50 anni é impegnato nel Psi. E in particolare sulla tragedia che nel 1992 tutti ci ha colpito e della quale oggi si celebra il 21esimo anniversario. Me lo impone la mia coscienza, me lo impone la mia coerenza”.