Roma

Neonato abbandonato ad Aprilia: “Lucas travolto di carezze dagli infermieri”

Al vaglio le immagini delle telecamere per risalire all'identità della donna che lo ha abbandonato alla clinica Città di Aprilia

Neonato abbandonato all'ospedale di Aprilia, con l'ausilio delle telecamere si cerca ancora di dare un volto alla mamma., una donna di origine rumena che venerdì scorso è arrivata davanti l'ospedale Città di Aprilia con il volto e il capo coperto con un passeggino e ha lasciato il piccolo di 8 mesi.

A raccontare le ore successive all'abbandono sono gli stessi infermieri che l'hanno soccorso, accudito e che l'hanno chiamato Lucas: “Lo hanno “travolto” di abbracci e carezze, come farebbero solo una madre e un padre, hanno cancellato dal suo volto l’angoscia dell’abbandono, hanno saputo trasformare, almeno in parte, un dramma, in una storia densa di umanità”.

"Il piccolo Lucas è tornato a sorridere"

E il presidente del sindacato Nursing Up, Antonio De Palma, apre una riflessione: “Possiamo affermare che il piccolo Lucas, come lo hanno chiamato gli operatori sanitari di Aprilia, è rinato a nuova vita. I sorrisi dei colleghi dell’ospedale laziale hanno rappresentato e rappresenteranno di certo lo strumento migliore per sconfiggere i nemici peggiori del piccolo, ovvero la paura e la solitudine. Episodi come questo non possono che mostrarci lo specchio fedele della professione infermieristica italiana, quella che, nonostante tutto, tra disagi, disorganizzazione, turni massacranti, continua a lottare ogni giorno per la tutela della nostra salute e alla quale bisogna fare riferimento, su cui dobbiamo fare leva, se vogliamo davvero ricostruire il nostro sistema sanitario”.

L'appello alle istituzioni

Ancora De Palma: “Ed è per questo che gli infermieri vanno economicamente e contrattualmente valorizzati, creando finalmente un equilibrio tra le responsabilità che poggiano sulle loro spalle, le loro indubbie competenze, e i legittimi riconoscimenti che meritano. Storie come quella di Lucas possono e devono contribuire a risanare anche il rapporto tra professionista della salute e la collettività. Non siamo i nemici contro cui combattere, non siamo il capro espiatorio contro cui scatenare angoscia e rabbia. I cittadini comprendano una volta per tutte che siamo dalla loro parte, soprattutto nei momenti più difficili. Grazie ad un un sorriso e ad una buona parola, sappiamo confortare i pazienti nei frangenti più delicati. Siamo capaci con le nostre competenze scientifiche, di intervenire con tempestività per salvare una vita”, conclude De Palma.