Roma

Nomine Regione Lazio: dopo la Felci e Calicchia il caso Gerace, rampollo doc

Autocertificazioni perle nomine dei dirigenti: alla Regione Lazio era di moda la sbadataggine. E spunta Gerace

di Enza Colagrosso

Terremoto in Regione Lazio per il rinvio a giudizio del Segretario generale del Consiglio Regionale, Cinzia Felci e di Antonio Calicchia, ex Segretario generale del Consiglio Regionale, accusato di aver favorito l’incredibile ascesa della carriera proprio della Felci (e non solo).

L’avvocato Luca Petrucci ha assunto la difesa di Calicchia (come già in passato quella di Marrazzo e di Odevaine) e ha messo le mani avanti dicendo che non si può accusare il suo assistito per non aver fatto le pulci ad un’assunzione dirigenziale avvenuta circa un decennio prima. Quello che si dovrà ora verificare è se la "sbadataggine" di certi uffici, che prendevano per buone la autocertificazioni dei candidati dirigenti, non fosse in realtà una prassi. La cosa sembrerebbe confermata anche dall’assunzione del rampollo di un potente democristiano, degli Anni Novanta, spazzato via dal ciclone tangentopoli. Rinvio a giudizio anche per l’ex capo di gabinetto della Giunta Regionale, Maurizio Venafro. Per lui, come per gli altri bastava un curriculum, quanto meno dubbio, per avviarti alla conquista di posti di comando prima in Provincia e poi in Regione. Calicchia, Venafro e la Felci hanno già riempito le pagine di cronaca, ma è la storia del rampollo della vecchia DC che sembra dar conferma ai fatti. 

Parliamo di Michele Gerace, vincitore, più di tre anni fa, di un concorso bandito in Regione Lazio (per interni ed esterni) a un posto di dirigente a tempo. In quegli anni Segretario generale era Antonio Calicchia. Titoli richiesti: tre anni da funzionario pubblico e due di esperienza internazionale. Michele Gerace, con autocertificazione, si è allora detto avvocato (e una laura sembra averla) e funzionario della Camera dei Deputati per i trentasei mesi richiesti. Quello che mancherebbe però nel suo fascicolo è almeno un documento che attesti questo suo contratto con la Camera dei Deputati. Inoltre, sempre con autocertificazione, ha dichiarato essere presidente di alcune organizzazioni internazionali. Questa che potrebbe sembrare un’ottima esperienza, diventa traballante per il fatto che le organizzazioni citate avrebbero tutte sede a Boccea, negli uffici del “Luparetta”, al secolo Antonio Gerace, padre di Michele.

Questi titoli del curriculum di Michele Gerace sono stati però presi per buoni, al momento della proclamazione a vincitore del concorso dall’allora Segretario generale Antonio Calicchia. Michele Gerace ancora oggi, dopo più di tre anni, svolge l’attività di dirigente a tempo, alla Pisana nonostante i titoli dubbi.

Un caso molto simile, ma ben più grave, è quello di Cinzia Felci, che con un curriculum a dir di tanti taroccato, è riuscita ad accaparrarsi diverse nomine. La prima a Velletri nel 2004 quando inizia la sua ascesa. Da Velletri, appena nominata con una fuga rocambolesca a cavallo di un semplicissimo fax si è ritrovata a lavorare in Regione Lazio. Curriculum falso o no (i dubbi erano già tantissimi), dopo un periodo di prova è volata a Bruxelles, dove non è riuscita a passare inosservata per le sue “spese pazze”. Anche per questo è stato necessario “rimpatriarla” e lei, con lo stesso “curriculum farlocco” tenta di prendere la carica da direttrice. Presto fatto, i vertici regionali le avrebbero costruito un bando su misura, nominandola direttrice del «Servizio di coordinamento amministrativo delle strutture di supporto degli organismi autonomi». E i requisiti? Se non c’erano prima, non ci sono neanche adesso, ma si procede. E chi firma la nomina? Antonio Calicchia che, come abbiamo visto, non è certo un pignolo nella verifica dei requisiti (degli amici). E allora Cinzia Felci non si ferma, e come Calicchia lascia il posto di Segretario generale, nel tempo brevissimo in cui ricopre la carica un magistrato si prepara al nuovo salto e, sempre con gli stessi titoli di base, diventa Segretario generale reggente. 

Un anno fa, Cinzia Felci, fa ancora un salto, in questo gioco senza regole: diventa Segretario generale del Consiglio regionale con uno stipendio annuo di circa 185,900 euro lordi compreso il premio per il raggiungimento degli obiettivi. Dal 2004 al 2019 (ha firmato atti fino al 12 marzo 2019) tra un vizio di falso, un presunto falso e un rinvio a giudizio per falso, la Felci ha conquistato la Regione Lazio anche con l’aiuto di altri nomi illustri, oltre a quello di Antonio Calicchia. Adirano Palozzi(FI), ad esempio, già in bilico in Regione per altre vicende (Parnasi) ha votato in favore della nomina a Segretario generale di Cinzia Felci che, va detto, ha raccolto consensi trasversali tra cui quelli dei politici del Pd e di Giannini della Lega. Il loro assenso è andato ad una candidata già con un rinvio a giudizio sulla scrivania. Ora, quando i magistrati riusciranno a far chiarezza sui discussi titoli della Felci dovranno anche far luce su questi assensi dati alla sua candidatura.