Roma

Notte di sesso, alcol e coca per De Angelis. Rivelazioni choc al processo Ciro Esposito

Avrebbe sniffato cocaina e bevuto alcolici Daniele De Santis la notte prima dell'aggressione di Ciro Esposito, il tifoso napoletano arrivato a Roma per la finale di Coppa Italia Roma-Fiorentina del maggio 2014 e deceduto cinquanta giorni dopo la sparatoria. Il processo davanti alla Terza sezione della Corte d'Assise che vede alla sbarra l'ultrà giallorosso per omicidio, è ripreso con la testimonianza di una delle due prostitute che avrebbe passato con lui la notte.
"Abbiamo bevuto e consumato la cocaina che Daniele De Santis aveva con sé”, ha raccontato ai giudici. La donna, una quarantenne moldava, ha spiegato alla corte di essere stata contattata da un amica che, trovandosi già in compagnia dell'imputato da un giorno, l'ha invitata a raggiungerla "per lavoro".
"Sono arrivata presso l'abitazione di Daniele, al centro sportivo. Erano circa le due di notte quando mi sono svegliata Daniele non c'era e la mia amica mi ha detto che era andato a comprare le sigarette e la pizza, perché aveva intenzione di fare anche la serata successiva. Aveva lasciato il telefono a casa ma non tornava. Poi dal cancello abbiamo visto tanti agenti ma non sapevamo cosa fosse successo", ha spiegato la testimone. La stessa donna ha poi detto di aver incontrato una comune conoscenza che aveva con De Santis fuori dal cancello del centro sportivo. "Gli ho chiesto dove era Daniele, perché avevo un suo telefono, e mi ha risposto “è sparito, può darsi che è morto”. Poi mi ha detto di non uscire, di rimanere dentro, e mi ha lanciato uno zaino con dei vestiti, credo di lavoro. Poi abbiamo scavalcato un cancello e siamo usciti per un campo. Però siamo tornati indietro, perché c'era un elicottero e dato che non avevamo fatto nulla, per non attirare sospetti, siamo usciti dall'ingresso principale". Sulla circostanza che De Santis fosse armato di un coltello al momento di lasciare la sua abitazione, la testimone ha affermato di aver appreso dalla sua amica che l'ultrà giallorosso aveva preso con sé un "coltello a scatto".
Sul banco dei testimoni si è seduta anche Angela Tibullo, consulente della famiglia Esposito: la criminologa, che nei giorni intercorsi tra il ferimento di Ciro e la sua morte ha avuto la possibilità di parlare con il ragazzo, ha raccontato di come Ciro abbia immediatamente riconosciuto il suo aggressore. "Ciro mi disse che aveva sentito delle urla provenire dal pullman e che, trovandosi dall'altra parte della carreggiata, aveva scavalcato il guard rail. E aggiunse, 'mi sono ritrovato di fronte questo omone e l'ho spinto per difendermi' poi 'non ho capito cosa è successo, solo che mi hanno sparato'".
La Tibullo ha spiegato: "La mattina del 25 maggio Ciro era tranquillo e parlava, anche se non benissimo e in dialetto napoletano. Ha descritto la persona come “chiattone, pelato e con dei guanti". Sulla stessa circostanza, la dottoressa ha poi aggiunto: "Gli abbiamo mostrato una foto di De Santis e lui disse “è questo il chiattone di merda che mi ha sparato”, e che in quel momento c'erano gli amici che erano scesi con lui dalla macchina". Lo stesso Ciro, stando ancora a quanto affermato dalla Tibullo, avrebbe anche ricostruito i momenti appena precedenti al suo ferimento.
La registrazione audio della conversazione, effettuata dalla Tibullo, è agli atti del processo e verrà ascoltata in aula nel corso delle prossime udienze. La prossima udienza è stata fissata per il 26 gennaio, quando verranno ascoltati altri testimoni.