Roma

Nudi tutta la vita: battaglia a Capocotta. Naturisti: "Chioschi via, la spiaggia resta"

Dune offlimits, la spiaggia più libera del litorale romano sotto sfratto: la mitica Capocotta vive il suo inverno più duro con tanti dubbi per il futuro dopo il sequestro dei chioschi dell'Oasi Naturista. L'operazione della Polizia Municipale che ha notificato il provvedimento per l'ampliamento abusivo delle aree ricettive ha provocato il riaccendersi di una vecchia polemica tra le associazioni che si contendono la gestione dell'area concessa alla pratica naturista sul finire degli anni '90.  Da una parte i gestori della struttura data in gestione dalla giunta Rutelli nel 1999 a Sandro Lauri e Veronica Ciotoli, dall'altra l'UNI Lazio, la sezione laziale dell’Unione Naturisti Italiani, associazione no-profit fondata a Roma nel 1997 con lo scopo di promuovere e diffondere l’ideale naturista ed il rispetto dell’ambiente.

Nudisti contro naturisti, nel mezzo un business che vede nella spiaggia più libertina del centro Italia meta di un pubblico di avventori in continua crescita. Preoccupati per la salvaguardia del territorio, uno dei pochi a preservare le caratteristiche orginali del litorale laziale, Unilazio si batte per la tutela ed il rispetto di tutta l'area facente parte della riserva naturale di Capocotta con un durissimo che boccia la gestione della spiaggia come contraria ai valori del naturismo e della legalità "che si affermano attraverso la più rigorosa tutela dell'ambiente naturale. Anche in questa occasione quindi siamo noi naturisti siamo per il ripristino della legalità,  per la cessazione immediata degli abusi e per una inderogabile bonifica ambientale".
"Questo scempio - continuano - è stato messo in atto anche grazie al sostegno (più o meno interessato) di associazioni ed enti che nella loro missione sociale dovrebbero tutelare l'ambiente ma che, nei fatti concreti, con omissioni, o peggio, con il sostegno aperto, hanno consegnato Capocotta in mano al lucro di coloro che sono appropriati del bene pubblico, ferendolo e deturpandolo.
In queste ore è già ripartita una campagna sui social network, a sostegno dello status quo, nella quale si cerca di arruolare tutti coloro che abbiano, anche di sfuggita, sentito parlare di naturismo o di nudismo. Siamo certi che molti sono in buona fede. Altri, invece, sono affezionati alla gestione dei chioschi da anni di consuetudine e di familiarità. Ma tutto questo non deve diventare una folcloristica resistenza alla ragionevolezza, alla legalità, ma soprattutto, dal nostro osservatorio, all'interesse vero dei naturisti che non devono sentirsi "ospiti di qualcuno", sulla spiaggia libera a loro dedicata.
Tuttavia, la questione che rende del tutto inaccettabile questa azione a sostegno di una gestione, è la grave disinformazione che viene indotta facendo credere, tra le righe, che la concessione scaduta (e quindi non automaticamente prorogata ai soggetti in questione) possa coincidere con una revoca dell'autorizzazione alla pratica naturista.
Al contrario noi siamo certi che l'azzeramento dei fatti compiuti, degli abusi edilizi, della gestione proprietaria, siano le condizioni minime per poter far ripartire a Capocotta una frequentazione naturista accessibile che riporti in spiaggia le famiglie naturiste romane.
UNI Lazio mette in guardia tutti i naturisti, che siano iscritti o no alle associazioni, ma anche i simpatizzanti del naturismo, a non farsi strumentalizzare da petizioni, appelli alla mobilitazione, o attestazioni di sostegno che in queste ore sono stati messi in moto sui social network da soggetti che non hanno nessun riconoscimento naturista e che chiedono unicamente un risultato: La proroga indefinita della concessione ai gestori uscenti, con una richiesta che viola tutte le regole di garanzia, e di trasparenza dei bandi pubblici".

Dall'altra la lettera dell'Anoca, l'associazione che riunisce i gestori e avventori della spiaggia che non ci stanno a farsi da parte:
"Negli anni abbiamo assistito al graduale ampliamento dei chioschi, vista l'incredibile affluenza di avventori. Il chiosco dell'Oasi aggiunge al corpo centrale due piccole ali che vengono condonate e col tempo una terrazza su palafitte di legno per coprire i sacchi di sabbia.
Perché i sacchi di sabbia? Fin dal 2000 in una riunione sulle condizioni dell'arenile di Capocotta, Veronica lamentava l'erosione in quel mix micidiale con le mareggiate che stava divorando a passi da gigante la spiaggia, quasi fino al perimetro delle dune. Il suo appello rimase inascoltato e a sue spese e con l'aiuto di alcuni avventori, si vide obbligata ad arginare il mare per proteggere l'attività e le dune.
Sono stati anni difficili per i nostri gestori, hanno dovuto combattere a fIanco della natura per lasciarla intatta senza che il mare infierisse su quel patrimonio di fauna e flora che caratterizza la meraviglia del nostro litorale romano. Hanno dovuto altresì occuparsi a loro spese di tutto ciò che riguarda l'igiene e l'abitabilità del chiosco, dall'allaccio delle fognature, a quello dell'acqua, alla cabina elettrica, ad un servizio di cucina perfettamente a norma, il servizio di salvamento con due bagnini, e la costante presenza accanto a noi, ad evitare quella deriva sessuale con la quale purtroppo ancora oggi, in Italia, si tende a confondere il naturismo.
La nostra associazione ANOCA (associazione naturista di capocotta) nasce a tutela dell'ambiente del chiosco di Sandro e Veronica e con la ferma volontà, dunque, di mantenere la loro gestione.

Senza alcun preavviso giovedì 11 febbraio sono stati posti i sigilli a tutti i chioschi, alle 6.30 del mattino, ed è stata posta fine ad un'epoca e alla salvaguardia di un territorio speciale e direi ormai unico nel suo genere. Luoghi che accolgono senza avere nulla che corrisponda agli stabilimenti. Sorgono sulla sabbia, con le dune alle spalle e si aprono sul mare con quell'atmosfera marina e vera che abbiamo perso quasi ovunque.

Sabato scorso noi, come ANOCA, abbiamo organizzato un sit in di protesta davanti al nostro chiosco.

Arrivando sono stata bloccata dal gestore del Porto di Enea, non faceva che ripetermi che non si capacita di come possano aver apposto i sigilli a strutture che sono del Comune, che avrebbe buttato giù gli abusi – se glielo avessero chiesto. Era accompagnato da una persona che lavorava con lui e si aggiravano febbrili senza poter attraversare l'odiosa striscia del divieto.
All'entrata del ponticello di legno che scavalca le dune (nel loro rispetto) e che porta al Porto di Enea e poi all'Oasi Naturista di Capocotta, è stato posto uno sbarramento di legno per cui bisogna scavalcare per raggiungere la spiaggia. Una ragazza ha parcheggiato e ha chiesto ad un signore come poteva entrare per andare al ristorante, e l'uomo le ha detto di andare via, che non c'era più nulla, la giovane donna era così incredula da continuare a chiedere come potesse entrare, credeva fosse uno scherzo.

Giunta al nostro chiosco dell'Oasi, ho appurato innanzitutto l'oscenità del divieto e tutte le cose acquistate negli anni da Sandro e Veronica, rapite all'interno e lì abbandonate, rubate fondamentalmente, sempre che non vengano portate via pezzo dopo pezzo, di notte dai ladri comuni.
Poi il nostro marocchino Abdul, simbolo del posto, regolarmente registrato, che per 20 anni ha vissuto lì e che ora non ha più terra né pace, ci è venuto incontro.
Ho visto in quell'uomo tanta di quella disperazione che ho imprecato contro l'ipocrisia di questo stato che abbraccia i migranti e intanto ignora quelli che lascia morire.

Noi come associazione dell'Oasi, chiediamo il ripristino dello status quo quanto prima, senza esimerci dal monitorare ogni movimento venga compiuto attorno a quel pezzo di paradiso, pronti a intervenire legalmente per qualunque abuso venga messo in atto.
E' a noi evidente che l'interesse economico la fa da padrone e mangiarsi un'area preziosa come Capocotta corrisponde alla ricchezza e ad un nuovo scempio ambientale.
Lorenza Spadini
presidente dell'ANOCA