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Roma
Nuove indagini per la morte di Riccardo Patrignani

Tutto da rifare sulla dinamica dell'incidente stradale del 7 aprile dello scorso anno all'altezza del Galoppatoio sul Muro Torto in cui perse la vita il 35enne medico specializzando in Anestesia, Rianimazione e Terapia del dolore, Riccardo Patrignani, alla guida del suo motociclo Kymco. La richiesta di archiviazione del procedimento penale per omicidio colposo nei confronti del conducente del furgone della Hertz, Stefano Moro, formulata dal Pm Roberto Felici, in quanto "nessun addebito può esser mosso alla sua (del Moro) condotta di guida", è stata respinta dal Gip Elisabetta Pierazzi nell'udienza del 20 aprile.
Al contrario, la Pierazzi ha accolto in toto l'opposizione circostanziata e ben motivata nel corso dell'udienza dal penalista Pino Ioppolo, legale della parte lesa, con la quale si chiedeva al Gip di disporre "la prosecuzione delle indagini" ed in particolare "una perizia cinematica" perchè "in grado di ricostruire con un elevato margine di certezza la dinamica dell'incidente".
Stranamente, inspiegabilmente all'udienza nella Città Giudiziaria non si è presentato nè l'indagato, Stefano Moro nè un suo legale.  Quindi si riaprono ab initio le indagini svolte dal II Comando della Polizia Municipale dei Parioli intervenuta oltre un'ora dopo l'impatto tra i due mezzi quando - circostanza non secondaria, evidenziata nell'opposizione - "lo stato dei luoghi era stato immediatamente ed erroneamente modificato" e il motociclo veniva trovato dopo l'urto ad una distanza notevole, circa 60 metri dal supposto punto d'impatto, una posizione "poco probabile".
Non solo dunque i rilievi dei vigili, tempestivamente rigettati dalla parte lesa per la loro approssimazione e superficialità, saranno oggetto di rivisitazione approfondita da parte dei periti del tribunale e delle parti chiamati ad effettuare la consulenza tecnica cinematica, mai presa in considerazione dal Pm Felici, ma sarà verificata la credibilità delle stesse testimonianze rese, stante "le loro diffomi ricostruzioni", come riportato nell'opposizione.
Pur stando alla suggestiva versione fornita dai testi che hanno appoggiato la tesi "resa spontaneamente" ai vigili dal conducente del furgone, ossia che il Kymco andò a sbattere da tergo conto il furgone, ad una attenta analisi lessicale emergono contraddizioni e discrepanze di notevole entità: in particolare i coniugi Fazzi e Petrini, gestori della Fazzi's fashion fallita sei anni fa, quel giorno a bordo di un SH non visto da altri testi, hanno avuto troppa fretta nel rendere la loro testimonianza ai vigili dopo appena una settimana dal drammatico incidente.
E poi perchè nessuno si è preoccupato di ascoltare il personale dell'ambulanza e dell'automedica arrivato tempestivamente sul posto per sapere l'esatta disposizione dei mezzi e di eventuali oggetti, come il casco o lo zainetto dello sfortunato medico? Chi ha rimosso da terra tali oggetti? E perchè il furgone è stato rimosso e da chi? Per non dire del motociclo che non può volare a 60 metri circa di distanza dal supposto punto d'impatto per un immaginario urto o peggio ancora per un irreale tamponamento, semmai, se può verificarsi, è per un colpo violentissimo ma ricevuto. E qual'è stato il corpo contundente che ha provocato le lesioni interne allo sfortunatissimo medico, tutte sul fianco destro, come documenta la cartella clinica, in particolare al rene che per la posizione dello scooterista è l'organo più nascosto e impossibile da esser lesionato per un urto o peggio per un tamponamento? Bastava ascoltare i bravi medici del Policlinico che hanno fatto tutto il possibile per salvare un loro collega.
Adesso il Pm Felici dovrà fare, entro sei mesi, quel che non ha fatto tempo addietro a cominciare dalla consulenza tecnica cinematica e questa volta non con il supporto dei vigili del II Comando ma con quello ben più qualificato dei periti. Poi toccherà di nuovo al Gip Pierazzi tirare le conclusioni di una vicenda in cui non c'è mai stata la 'caccia a un colpevole comunque' ma solo l'accertamento della verità e delle responsabilità. Si sono persi mesi e mesi per sostenere un teorema, il tamponamento modificato in urto, costruito a tavolino, inconsistente e sbagliato, sin da quel drammatico pomeriggio del 7 aprile quando davanti al Pronto Soccorso del Policlinico il canuto vigile in moto con la notifica di presentarmi al Comando entro 5 giorni per registrare la patente di mio figlio e il tagliando dell'assicurazione del Kymco, a bruciapelo mi disse con un sorrisetto beffardo: suo figlio è andato 'a sbattere' contro un furgone.

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