Roma
Nuovi picchi virus, rifiuti e campi rom: Roma in piena emergenza sanitaria
Luisa Regimenti, Lega: “Sul Covid-19 tutti gli errori di Zingaretti e D'Amato tra mascherine gate e mancata riapertura del Forlanini”
Emergenza rifiuti, pandemia Coronavirus con nuovi picchi e campi nomadi: Roma è in crisi sanitaria. La certificazione di una Capitale ad alto rischio arriva dalla dottoressa Luisa Regimenti, presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Medici Legali ed europarlamentare eletta nelle elezioni europee del 2019 risultando la candidata più votata nel Lazio e a Roma e provincia dopo Salvini.
La Regimenti parla come medico e come responsabile della Sanità nel Lazio per la Lega di Matteo Salvini.
Onorevole Regimenti, a Roma stiamo vivendo tre emergenze sanitarie, dai rifiuti che continuano ad accumularsi sulle strade, al post Covid-19, sino ai campi rom con Castel Romano in prima fila. A suo avviso la somma disegna un quadro ad alta criticità?
“La situazione è sicuramente esplosiva e molto preoccupante nella sua drammaticità. L’emergenza rifiuti si trascina ormai da troppo tempo e Roma è sempre più sporca. Anche nelle strade del Centro, le più affollate, è facile imbattersi in piccole discariche, dove troviamo cassonetti stracolmi e rifiuti ammassati sui marciapiedi. Una criticità che i romani non tollerano più e che con la pandemia dovuta al Covid-19 si è acuita, alzando il livello complessivo di sicurezza per la salute pubblica. La vicenda del campo nomade a Castel Romano, poi, è inaccettabile e purtroppo ci ricorda che sul territorio della Capitale insistono tanti altri insediamenti abusivi divenuti ingestibili”.
Entriamo nel dettaglio dei problemi con i rifiuti. Siamo alla seconda estate di emergenza e non si vede ancora la soluzione. Siamo a un passo dall’allarme? Come dovrebbe organizzarsi la città? Quali precauzioni devono prendere i cittadini?
“I cittadini possono ben poco se l’amministrazione comunale non li tutela. Ognuno di noi adotta le minime precauzioni per evitare rischi sanitari, ma il problema è a monte e riguarda una gestione della raccolta rifiuti che deve essere riorganizzata e ottimizzata. Servono anche più controlli, individuare chi crea discariche abusive, una maggiore responsabilizzazione degli operatori, un piano rifiuti rispettoso della città e capace di mettere fine a questo stato di emergenza perenne”.
Dottoressa, secondo lei a Roma e nel Lazio l’emergenza Coronavirus è stata gestita bene?
“No, la pandemia è stata sottovalutata e sono stati commessi molti errori. Il presidente della Regione Lazio, Zingaretti e il suo assessore alla Salute, D’Amato, sono andati avanti tra annunci e spot televisivi, rischiando di capitolare nel pieno dell’emergenza Covid con le terapie intensive al limite, la scarsa attenzione verso soluzioni utili come la creazione di un reparto ad hoc nel dismesso ospedale Forlanini, per non parlare dello scandalo delle mascherine, con milioni di euro dei cittadini spariti e che ancora nessuno sa dove siano finiti. Una vicenda, questa, che la dice lunga sulle capacità dell’amministrazione regionale”.
Concludiamo con i campi rom. La Regione Lazio ha intimato al Comune la chiusura per gravi emergenze sanitarie. C’è chi ha paragonato il campo sulla via Pontina a una bomba ecologica, lei è d’accordo?
“Come non esserlo? I campi rom, in generale, sono un problema serio da anni e adesso assistiamo all’ennesimo, ridicolo, balletto delle responsabilità tra Comune di Roma e Regione Lazio, un rimpallo che non risolve una situazione esplosiva e che continua a danneggiare l’ambiente, mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini e la loro salute. In questi campi si vive in condizioni estreme, senza servizi essenziali e i continui roghi di carcasse di auto e materiale nocivo appiccati rendono l’aria irrespirabile. Nel frattempo, si va avanti con le chiacchiere e le dichiarazioni di circostanza”.
A suo avviso come si può trasmettere alla popolazione di nomadi che vive a Roma il senso del decoro e la necessità di innalzare gli standard sanitari?
“I fatti dimostrano che un’integrazione in questo senso è remota e comunque difficile da mettere in pratica. Basta fare un giro negli insediamenti per capire che le priorità di queste persone non sono certo rappresentate dal decoro, dalla tutela della salute e dal rispetto dell’ambiente. Servono, tuttavia, politiche coraggiose e in grado di affrontare con strumenti concreti l’emergenza, e questo sarebbe già un primo importante passo”.