Roma

Nuovo Stadio. Roma, tifosi e M5S nelle mani di Nicola Zingaretti e del Pd

La procedura come il gioco dell'oca. Nuova pubblica utilità e 180 giorni di conferenza dei servizi. Ecco chi dovrà decidere

Stadio As Roma, nella storia breve della legge sugli stadi non si era mai visto un progetto ottenere due volte la dichiarazione di pubblica utilità. Ma chi pensa che il tormentone dello stadio di Tor di Valle sia finito, si sbaglia di grosso.

 


Perché tutta l'operazione di ecocompatibilità e “taglio delle torri” varate dall'M5S con la delibera approvata mercoledì 14 giugno, non è altro che il secondo inizio di un iter tortuoso che consegna il progetto nelle mani della Regione Lazio e, di conseguenza del Pd. Come previsto dalla legge, in giornata la società Eurnova presenterà alla Regione il carteggio in formato digitale per l'indizione della Conferenza dei Servizi. Entro 5 giorni a patire dal 14 giugno e quindi entro e non oltre il 20, il Comune dovrà spedire la delibera consiliare e così l'iter regionale potrà ripartire. Dal momento in cui verrà indetta la Conferenza passeranno al massimo di 180 giorni (6 lunghi mesi) prima che venga espresso il parere definitivo.

Sei mesi, dunque, sui quali peseranno come un macigno i rapporto pessimi tra Pd e Movimento Cinque Stelle e durate i quali lo Stadio di Tor di Valle potrebbe diventare ostaggio della politica. Anzi, di fatto la palla è in mano a Nicola Zingaretti che dovrebbe resistere alla tentazione di riprendere tutto il carteggio e rispedirlo al Comune con una serie di prescrizioni che immancabilmente possono essere costruite all'interno di ogni procedura urbanistica complessa.

Sempre in questi 6 mesi dovrebbero e potrebbero concretizzarsi anche le minacce di ricorsi ai diversi livelli amministrativi e giudiziari sollevati dal fuoco amico della base M5S, dal Pd sconfitto in Consiglio Comunale e forse persino da Giovanni Caudo, ex assessore con Marino, che nelle ore infuocate della votazione della delibera ha cercato in tutti modi di tornare protagonista di un processo urbanistico da lui iniziato e “spianato” dal Cinque Stelle. Infine, Italia Nostra. Gli ottimi e onnipresenti conservatori del patrimonio di Roma hanno rimediato una pessima figura con la vicenda delle tribune devastate dall'incuria dell'ex ippodromo di Tor di Valle dove la saggezza ha voluto evitare un vincolo e che torneranno in auge come un nuovo Colosseo.
Insomma, la sorte dello Stadio della Roma è appesa all'albero di Natale. Il tormentone ricomincia.