Nuvola e nuovo stadio a Tor di Valle: la Cgil, "Così Roma si muove"
Con la crisi nel Lazio persi 35 mila posti di lavoro nell'edilizia. Riqualificazione e grandi opere
di Claudia Sorrentino
Elezioni, emergenza Roma, legalità sicurezza, promesse degli aspiranti sindaco e un tema fondamentale: il lavoro. Chiunque a Roma dovesse diventare il nuovo sindaco, dovrebbe confrontarsi con un grande tema: la crisi dell'occupazione. I dati sulla mancanza di lavoro preoccupano soprattutto per i numeri nel comparto dell'edilizia. Cosa fanno i sindacati? Quali idee e progetti propongono? Sono a favore di grandi opere, seppur private, che possano garantire nuova occupazione? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Claudio Di Berardino, segretario generale Cgil Roma e Lazio.
Roma e la sua “fame di lavoro”: cosa dicono i numeri, quale fotografia della città ci restituiscono?
"Partiamo da una constatazione: la crisi economica ha generato la carenza di 130mila posti di lavoro nella Regione Lazio, 35mila soltanto nel comparto edilizio nonostante l'avvento del jobs act. C'è stato incremento occupazionale rispetto allo scorso anno, ma dobbiamo parlare di lavoro povero ovvero meno retribuito, ma questo è accaduto solo nell'ambito dei servizi. Su Roma la ripresa sarebbe possibile solo se tornasse a crescere la domanda interna. Perchè ciò accada serve redistribuzione fiscale, quindi le tasse locali vanno riviste".
Lo ha appena detto, il settore dell'edilizia continua a vivere la maggiore difficoltà. Soluzioni più a portata di mano?
"Abbiamo dovuto affrontare una netta diminuzione di investimenti nelle opere pubbliche e di conseguenza si è verificata una contrazione dell'edilizia privata. Soluzioni? Ridefinire ad esempio l'investimento sul nuovo, ma soprattutto su ciò che va completato o riqualificato, come nel caso del recupero delle periferie. Dobbiamo andare verso scelte prioritarie partendo dalla programmazione, dallo spostamento delle risorse su quei cantieri, su quelle grandi opere che abbiano già superato step politici e amministrativi".
I sindacati, il sindacato che lei rappresenta, hanno un dialogo funzionale sul tema occupazione col Governo centrale?
"Esiste un tema vero: il Governo deve considerare realmente Roma come la Capitale d'Italia. Nella condizione in cui viviamo, Roma non torna in carreggiata senza l'appoggio della politica nazionale, basta pensare alla Metro C o alla semplice manutenzione ordinaria. Inoltre Roma come comune dovrebbe poter fruire di più dei fondi europei, e per farlo deve presentare un numero maggiore di progetti slegati da quelli della Regione".
A proposito di programmi e programmazioni: sono tanti i candidati per la poltrona a sindaco. Ritiene che nell'agenda di ognuno di loro la questione “lavoro” occupi la dovuta attenzione?
"Non è un caso che le tre sigle sindacali lo scorso 9 maggio abbiano convocato un'unica conferenza di programma. Occorre dare forza ed energia alle aziende municipalizzate senza sconfinare nella privatizzazione. Bisogna rilanciare la politica industriale e dei servizi. Welfare significa anche lavoro e inclusione. Ovviamente non vanno commessi gli errori del recente passato, vedi Mafia Capitale".
A proposito di posti di lavoro: la nuvola di Fuksas, dopo anni di attesa, è ormai prossima all'apertura. Il progetto dello stadio della Roma a Tor di Valle attende che l'iter in Regione si completi. In entrambi i casi parliamo di grandi opere che potrebbero generare un indotto pazzesco per la città.
"Assolutamente vero, ecco perchè soprattutto sullo stadio di proprietà va definito un piano strategico. E comunque sulla sua realizzazione come sindacato abbiamo un parere più che positivo. Non ci devono spaventare i grandi cantieri, se progettati e costruiti all'interno delle regole urbanistiche. Riguardo la nuvola di Fuksas, beh... Le opere concluse vanno aperte, va data la possibilità di lavorare a tutte quelle persone che possono essere impiegate. Finalmente qualcosa si muoverebbe a Roma...".