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Roma
Olimpiadi a Roma: Raggi e M5S dichiarano guerra a Caltagirone

Olimpiadi a Roma, il primo giorno d'autunno rischia di passare alla storia come quello del “ni”. Non sarà un No a Roma 2024 ma neanche un Sì, perché i rumors sull'incontro con la stampa che il sindaco Raggi ha annunciato nella tarda serata di martedì e che ha fissato per le 15,30, dicono che è in arrivo una non decisione.

Dopo il chiarimento dell'assessore Paolo Berdini, “per le Olimpiadi serve il pronunciamento dell'assemblea e non della Giunta”, il sindaco Raggi è divisa tra due ipotesi: portare in Consiglio Comunale una delibera di indizione del referendum consultivo oppure dare il via libera alla fase due della candidatura, quella che prevede di sottoporre al Comitato Olimpico il dossier definitivo e mettere le mani sul progetto per cancellare la localizzazione del Villaggio Olimpico a Tor Vergata e proporre un'alternativa.

Già, perché il “nodo olimpico” non è tanto se cedere alle pressioni di chi vorrebbe ospitare le Olimpiadi a Roma, ma evitare che possano essere l'ennesima occasione per il nemico numero 1 del Cinque Stelle romano, quel Francesco Gaetano Caltagirone che il Movimento considera il “padre di tutti i mali di Roma” e che attraverso il sistema dei giornali controllati dal Gruppo Caltagirone, sta bombardando quotidianamente l'attività di sindaco e Giunta.

Quella tra M5S e Caltagirone è una vera guerra dichiarata che potrebbe portare addirittura ad una “vendetta di Governo” raffinatissima: punire l'editore de Il Messaggero e di Leggo, nonché concessionario dell'area di Tor Vergata (e non proprietario), dando il via libera al nuovo Stadio di Tor di Valle, dietro il quale non c'è solo l'As Roma di Pallotta e la giusta rivendicazione di avere un impianto di proprietà, ma la famiglia Parnasi con la quale Caltagirone deve ancora regolare il conto di Castellaccio, l'area su cui è sorto il grattacielo Eurosky e il palazzo acquistato dalla Provincia di Roma, contro il quale i “cannoni di carta” di Caltagirone si sono scagliati in passato in nome di una rivalità che ha il colore dei soldi e il controllo del terreni edificabili inseriti nel piano regolatore.

Ecco allora che la Raggi evita incontri con il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ma si fa fotografare sul balcone del Campidoglio con James Pallotta che è un americano che ha basato la sua fortuna sui fondi immobiliari ma che a Roma, tolta la squadra di calcio con quei due terzi del cuore della città che tifa Roma (e che vota), non ha altri interessi.
Insomma, va bene qualsiasi cosa purché non porti la firma dell'imprenditore romano e se per caso è anche un “favore” ad un suo nemico è anche meglio.

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