Roma

Omicidio Diabolik, l'allarme di Cantone: “Crimine organizzato tra gli ultras”

Il presidente dell'Anticorruzione, Raffaele Cantone, lancia l'allarme: “Nelle curve degli stadi pura criminalità organizzata”

Le curve degli stadi italiano sono luoghi dove la criminalità cresce e prolifica. A dirlo è il presidente dell'autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone. E sull'omicidio di Diabolik: “Non so che cosa ci sia dietro l'omicidio di Fabrizio Piscitelli Diabolik, né le dichiarazioni rese dall'altro ultrà laziale Fabio Gaudenzi, suo amico e braccio destro di Massimo Carminati. Questo lo accerterà l'autorità giudiziaria. Posso dire però che tutto questo contesto è l'ennesima riprova di come nelle curve degli stadi italiani si inneschino meccanismi di pura criminalità organizzata”.

Per Catone intervistato dal quotidiano Il Mattino, siamo di fronte a “Un fenomeno ormai trasversale che investe l'Italia da nord a sud e che salda gli interessi “sportivi con quelli criminali. Malgrado si tratti in qualche modo di un allarme segnalato da tempo - sottolinea il presidente dell'Autorità anticorruzione - la presenza di soggetti criminali all'interno delle curve non è un dato che emerge oggi, lo si sapeva da tanto. Chi sono oggi i titolari di questo potere criminale? Soggetti che utilizzano le curve degli stadi sostanzialmente per raggiungere due obiettivi: affiliare e reclutare nuove leve, da un lato; e dall'altro compiere vere e proprie attività criminali, a cominciare dallo spaccio di droga. Gli ingranaggi di reclutamento servono insomma a rafforzare il senso di appartenenza, oltre a garantire un fondamentale strumento di consenso”.

Il profilo del capo ultras

“Chi è oggi il capo ultrà? Un soggetto, per l'appunto, che recluta, fidelizza e cerca di ottenere tra i suoi sempre maggiore consenso: quello che gli servirà, poi, a concludere piccoli e grandi affari illeciti. Il potere che detiene è significativo giacché egli si accredita presso le società sportive e le squadre, per poi poter gestire piccoli e grandi poteri: dal mercato dei gadgets o dei tagliandi d'ingresso allo stadio per finire agli accrediti in occasione degli allenamenti dei calciatori; fino alla gestione delle piazze dello spaccio. Insomma il leader ultrà diventa il gestore principale di un significativo giro di affari sporchi”.

Il ruolo delle società

Ancora Cantone: “Le società spesso chiudono un occhio, o tutti e due in alcuni casi, poiché in questo gioco di ruoli è sempre il capo ultrà a garantire il quieto vivere sugli spalti e fuori, fino a riuscire a condizionare gli stessi rapporti tra tifosi e calciatori. Si pensi poi al potere anche spicciolo che un tale ruolo garantisce: quello di decidere anche quale giocatore deve posare in foto con i suoi ragazzi della curva. Ma oggi sta succedendo anche qualcos'altro...Un fenomeno sul quale bisogna riflettere. La tendenza indica - e sono tanti i dati a dimostrarlo, non ultimo la stessa presenza di ultrà romanisti ai funerali del capotifoso laziale -come si siano ridotti gli scontri tra opposte tifoserie organizzate. Per carità, è un dato da salutare con soddisfazione, se non fosse che - un pò come accade quando la mafia spara e uccide di meno- può nascondere un torbido retroscena: accordi sottobanco e affari che fioriscono”.

La strategia

“Bisogna cambiare la prospettiva di osservazione del fenomeno: nelle curve serve più lavoro di intelligence investigativo. È giunto il momento di rendersi conto che - al di là della Sezione tifoserie delle varie Digos - va implementato il lavoro delle Squadre mobili, dei nuclei informativi dei carabinieri e di conseguenza quello delle Direzioni distrettuali antimafia. Non a caso dopo la notizia dell'omicidio di Piscitelli mi è tornato in mente un fascicolo d'indagine che seguii direttamente quando ero in servizio alla Dda di Napoli: l'inchiesta sul ruolo dei Casalesi nella estorsione fatta alla Lazio per la scalata alla società. In quelle carte si prefigurava l'attuale scenario. Oggi il fenomeno dei legami tra criminalità organizzata e tifoserie ultrà è un dato comprovato. A Napoli, forse, ce n'eravamo accorti con un pò di anticipo osservando la strana coincidenza sugli spalti della Curva B di certe sigle ultrà con i gruppi della camorra del centro cittadino”.

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