Roma
Omicidio Luca Sacchi, il gip smonta Anastasia: “Dichiarazioni inverosimili”
Per il Gip De Robbio le dichiarazioni di Anastasia sono state “lacunose, inverosimili e in più punti scarsamente plausibili": resta l'obbligo di firma
Omicidio Luca Sacchi, Costantino De Robbio smonta la “verità” di Anastasia. Per il Gip, le dichiarazioni rese otto giorni fa nell'interrogatorio di garanzia sono “lacunose, inverosimili e in più punti scarsamente plausibili". E la fidanzata del personal trainer punta il dito contro Giovanni Princi, l'amico del liceo.
Per il gip quindi, le dichiarazioni di Anastasia Kylemnyk, la 25enne ucraina fidanzata del personal trainer ucciso la sera del 23 ottobre scorso davanti al John Cabot Pub con un colpo di pistola alla testa, non sono tali da giustificare una revoca della misura dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Per questo motivo, al di là del parere negativo espresso dalla procura, l'istanza presentata dal difensore della ragazza, l'avvocato Giuseppe Cincioni, è stata respinta.
Il giudice De Robbio ha poi aggiunto che "il quadro indiziario e cautelare resta grave" e "non può essere scalfito" dalle "dichiarazioni inidonee" della Kylemnyk, un "soggetto interessato e non obbligato a rispondere dicendo la verità".
Omicidio Sacchi, Anastasia: "Da Princi soldi per acquisto moto"
Anastasia avrebbe invece puntato il dito contro Giovanni Princi, l'amico del liceo di Lucca Sacchi. Una volta giunta davanti al pub dell'Appio assieme al fidanzato che aveva un appuntamento con Princi, Anastasia ha raccontato di aver ricevuto da quest'ultimo un "sacchetto di carta marrone di quelli per contenere il pane con dentro soldi destinati ad essere consegnati ad un amico con cui aveva appuntamento per un 'impiccio' con le moto". "Con ciò intendendo - si legge nel provvedimento con cui il gip ha bocciato la richiesta di revoca della misura cautelare presentata dalla difesa della modella ucraina - che Princi avrebbe dovuto acquistare una motocicletta di provenienza illecita chiedendole di tenere il sacchetto nello zaino in attesa dell'amico".
Per il giudice, questa versione è "inverosimile" perchè se è vero che Princi, come detto dalla ragazza, "non voleva tenere la busta con i soldi in mano per paura di essere trovato ad un eventuale controllo con il corrispettivo di una transazione illecita, non si spiega come mai sia giunto al pub e si sia trattenuto in attesa di Sacchi e della fidanzata tenendo lo stesso sacchetto in mano". Quanto ai soldi, Anastasia ha detto al giudice "che il denaro era contenuto in una busta di piccole dimensioni", versione che smentisce la ricostruzione investigativa secondo cui "il denaro (70mila euro, destinato all'acquisto, poi fallito, di 15 kg di marijuana, ndr) era talmente vistoso e voluminoso da avere impressionato Valerio Del Grosso, che pure sapeva benissimo di quanto si trattava, tanto da spingerlo a modificare il piano originario di cedere ai due ragazzi la droga e decidere di rapinarli ed eventualmente di ucciderli perchè gli era 'partita la brocca' dopo che Anastasia gli aveva mostrato il denaro nello zaino perchè non aveva mai visto una cifra del genere tutta assieme". Per il giudice, poi, non c'è motivo logico per cui sia i testimoni che gli autori dell'omicidio "mentano di fronte alla circostanza del coinvolgimento della ragazza nella compravendita della droga, mentre al contrario le sue dichiarazioni appaiono evidentemente tese a sminuire la sua responsabilità".
E' poi definita "inverosimile" la spiegazione data da Anastasia del perchè Princi "avesse le chiavi della sua macchina". La fidanzata di Luca ha riferito che Princi gliele aveva chieste per metterci il denaro che le aveva appena dato da custodire nello zaino. Ma a domanda del giudice, l'indagata non ha saputo chiarire perchè mai lo stesso Princi avrebbe dovuto spostare i soldi in macchina dopo l'incontro con i venditori della moto rubata, visto che i soldi li avrebbe dovuti consegnare a questi ultimi.
Omicidio Sacchi, detenzione arma: nuova misura papà De Propris
Di pari passo con quella di Anastasia, si è complicata ulteriormente la posizione di Armando De Propris, padre di Marcello, il giovane che ha materialmente consegnato la pistola calibro 38 usata da Valerio Del Grosso per uccidere Luca. Il gip Costantino De Robbio, accogliendo una richiesta della procura, ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare contestando ad Armando De Propris (46 anni dopodomani), già in carcere dal 29 novembre scorso per la detenzione di un kg di droga saltato fuori da una perquisizione domiciliare, anche la detenzione illegale dell'arma. Per quest'ultimo reato, già una prima volta, il procuratore facente funzioni Michele Prestipino, l'aggiunto Nunzia D'Elia e il pm Nadia Plastina avevano sollecitato la misura cautelare ma il gip non era stato dello stesso avviso evidenziando "una mancanza dei gravi indizi di colpevolezza". Carenza che è venuta meno alla luce degli ultimi accertamenti investigativi. La pistola non è mai stata ritrovata.
Per il giudice De Robbio, il fatto che a casa di Armando De Propris sia stato trovato un chilo di droga, "dimostra il suo inserimento nel circuito dello spaccio di stupefacenti e nella criminalità comune locale". Quanto alla pistola, agli atti esiste un’intercettazione in cui la fidanzata di Marcello, parlando con un’amica dell’omicidio, si dice "contrariata dal fatto che il ragazzo avesse consegnato l’arma a Del Grosso" e "stigmatizza la leggerezza con cui ha dato in prestito una pistola neanche appartenente a lui ma al padre". Ci sono poi le dichiarazioni rese dalla fidanzata dello stesso Del Grosso, che "ha riferito di avere assistito a un incontro tra Valerio e Marcello De Propris, durante il quale il primo aveva chiesto al secondo cosa avesse detto il padre (in merito al delitto, ndr) e che De Propris aveva risposto che il padre aveva detto 'che sei un coglione, non ti si può dare niente in mano'". "Lo scambio di frasi – scrive il gip De Robbio – attesta la reazione del proprietario dell’arma, rammaricato del cattivo uso" che Del Grosso ha fatto della pistola: "Va ricordato che dopo l’omicidio quest’ultimo ha dovuto distruggere l’arma facendola a pezzi con un frullino e disperdendola in vari punti per cercare di non farla ritrovare dalla Polizia Giudiziaria".