Roma
Omicidio Mollicone, l'atto finale: giudici riuniti per la sentenza definitiva
Il procuratore generale ha chiesto la condanna per tutti e tre i componenti della famiglia Mottola: tutte le tappe del delitto di Arce
Il processo in Appello per l'omicidio di Serena Mollicone si concluderà oggi, venerdì 12 luglio. La sentenza è prevista in giornata. I giudici si sono ritirati nella Camera di Consiglio. A distanza di due anni dalla sentenza di assoluzione, emessa dalla Corte d'Assise del tribunale di Cassino il 15 luglio del 2022, gli imputati tornano a essere giudicati.
Il procuratore generale ha chiesto la condanna per tutti e tre i componenti della famiglia Mottola: Franco, ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, la moglie Anna Maria e il figlio Marco. Per l'ex militare è stata chiesta una pena di 24 anni, 22 per madre e figlio. Chiesta l'assoluzione per i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale.
La vicenda
Serena Mollicone aveva 18 anni quando è scomparsa. Era il 1 giugno del 2001. Viene trovata tre giorni dopo senza vita, abbandonata tra i rifiuti in un boschetto. Aveva le mani e piedi legati con un filo di ferro e gli assassini sulla testa gli avevano infilato un sacchetto di plastica, sigillato con del nastro adesivo.
L'autopsia
L’autopsia ha accertato che Serena prima di morire ha patito per sei ore. E’ morta soffocata. Serena che aveva solo 18 anni poteva essere salvata. Per la sua morte, dopo una lunga serie di clamorosi errori giudiziari (l'arresto del carrozziere di Rocca d'Arce, Carmine Belli) e il suicidio del brigadiere Santino Tuzi (che a distanza di sette anni dalla morte di Serena ha dichiarato di aver visto entrare la ragazza nella caserma di Arce quel 1° giugno del 2001 e non averla più vista uscire), sono finiti sotto processo l’ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, la moglie Annamaria e il figlio Marco.
Il faro sulla famiglia Mottola
Secondo la procura di Cassino, Serena il giorno della sua scomparsa è entrata nella caserma dei carabinieri di Arce per discutere di questioni personali con Marco Mottola. E’ salita nell’alloggio utilizzato dal ragazzo per feste e incontri tra amici e li è stata aggredita. Un violento pugno alla tempia che l’ha fatta sbattere contro la porta del bagno.
La perdita di coscienza
Serena, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, ha quindi perso conoscenza. Da quel momento in poi, come emerge dalle indagini, sarebbero entrati in campo i genitori di Marco Mottola. Il giovane, all’epoca coetaneo di Serena, viene fatto uscire di fretta e furia mentre loro si sarebbero occupati di far sparire quel corpo svenuto. Serena, come accertato dai medici legali, avrebbe potuto essere salvata se soccorsa in tempo. L’urto contro la porta gli aveva infatti provocato un trauma ma non così grave da portarla al decesso.
Il carrozziere
"E' ora che si chiuda questa storia e che venga fatta giustizia". Così Carmine Belli, il carrozziere processato e assolto nei tre gradi di giudizio per l'omicidio di Serena Mollicone, la 18enne di Arce uccisa nel 2001, entrando nella città giudiziaria di Roma dove è attesa la sentenza del dibattimento in cui sono imputati i Mottola. In aula, davanti alla prima Corte d'Assise d'Appello di Roma, presieduta da Vincenzo Capozza, sono in corso le repliche della procura. Al termine dell'udienza i giudici dovrebbero ritirarsi in Camera di Consiglio per decidere il verdetto.
Il mistero lungo anni
La sua scomparsa e la sua morte sono state per anni avvolte nel mistero e papà Guglielmo, morto di crepacuore nel maggio del 2020 si è sempre battuto per la verità.
Il sit in davanti al Tribunale
Alcune volontarie di Telefono Rosa e cittadine di Arce e dei paesi della provincia di Frosinone si sono riunite questa mattina in presidio davanti alla città giudiziaria di Roma in attesa della sentenza del processo per l'omicidio di Serena Mollicone, la 18enne di Arce uccisa nel 2001. "Non può pagare solo lei" e' scritto su alcuni volantini con la foto di Serena esposti dai presenti. Davanti al Tribunale e' stato inoltre affisso uno striscione di quattro metri con su scritto "Giustizia per Serena, mai più storie di ordinaria violenza". Al presidio partecipa anche la cugina di Serena Gaia Fraioli.