Omicidio Sara, strangolò e bruciò la sua ex fidanzata, ergastolo per Paduano
Condannato al carcere a vita il vigilante. La mamma di Sara: “Sentenza morale e giusta”
Vincenzo Paduano, il vigilante che la mattina del 29 maggio 2016 uccise Sara Di Pietrantonio e poi le diede fuoco, è stato condannato all'ergastolo.
Omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla minorata difesa, e poi stalking, distruzione di cadavere e incendio dell'auto della sua ex. E' lunga la lista dei reati contestati a Vincenzo Paduano. Il ragazzo strangolò la sua ex fidanzata e poi bruciò il corpo in via della Magliana, per motivi di gelosia.
Il giudice ha disposto che l'imputato dovrà risarcire i danni, da liquidarsi in separata sede, alle varie parti civili costituite e, nel frattempo, ha fissato gli importi delle provvisionali: 300mila euro alla mamma di Sara, 250mila al padre e 50mila agli altri parenti.
"Trovo che la sentenza sia stata morale e giusta. Ho vissuto questo ultimo anno in apnea e oggi abbiamo ottenuto un primo gradino, importante, dalla giustizia". Sono le prime parole di Concetta, la mamma di Sara Di Pietrantonio, commentando la condanna all'ergastolo dell'ex fidanzato, Vincenzo Paduano. "Mia figlia non me la ridarà nessuno ma oggi posso respirare finalmente una boccata d'aria fresca", ha aggiunto la donna.
La storia
Paduano non riusciva a digerire il fatto che la giovane avesse allacciato una storia sentimentale con un altro ragazzo. Per questo non cessava di perseguitare Sara con mail, chat e sms dopo averla frequentata per un paio di anni, tra alti e bassi. Il fidanzamento si era poi interrotto definitivamente quando si era trasformato in un qualcosa di morboso ma la giovane, per non rompere del tutto i rapporti con una persona che aveva presentato pure alla madre, aveva concesso a Paduano quella sera l'ennesimo appuntamento senza immaginare minimamente che lui si portasse appresso una piccola tanica di benzina per chiudere i conti.
La Procura di Roma, che ha impiegato pochissimi mesi per completare l'indagine, ha recuperato anche alcuni post, piuttosto espliciti, scritti dall'imputato su Facebook due ore prima dell'omicidio ("quando il marcio e' radicato nel profondo ci vuole una rivoluzione, tabula rasa. Diluvio universale") e ha ricostruito, andando a ritroso, un contesto di minacce subite da Sara che l'ex pretendeva di controllare a distanza, monitorando ogni suo movimento e ogni sua frequentazione.
Sette giorni prima dell'omicidio, infatti, la ragazza ebbe un acceso diverbio con Paduano che arrivo' a strattonarla ripetutamente per un braccio perché lei non aveva risposto ad alcuni suoi messaggini. Un episodio che scosse non poco Sara che confido' la sua preoccupazione alle amiche e al nuovo ragazzo.
Il pm Gabriella Fazi, che ha lavorato al caso assieme al procuratore aggiunto Maria Monteleone, ha chiesto per Paduano la condanna all'ergastolo, sottolineando come l'imputato non abbia mai chiesto scusa per quanto commesso.
Scuse puntualmente arrivate il 26 aprile scorso nell'udienza fissata davanti al giudice Gaspare Sturzo e ritenute da chi indaga strumentali e finalizzate a ottenere uno sconto di pena, oltre a quello legato alla scelta del rito abbreviato.
Nel frattempo, i familiari della vittima, costituitisi parte civile, hanno chiesto la condanna del vigilante al pagamento di 5,7 milioni di euro a titolo di risarcimento dei danni. In particolare, l'avvocato Stefania Iasonna, che tutela gli interessi di Concetta, la mamma di Sara, e di un nutrito gruppo di zii e cugini che vivevano nello stesso condominio, ha valutato in complessivi 4,7 milioni i danni che la famiglia ha subito con la morte della studentessa: 1,5 milioni di euro, di cui 500mila come provvisionale, e' la somma che, a parere del legale, spetterebbe solo alla madre.
al canto suo, l'avvocato Nicodemo Gentile, che assiste il papa' della vittima, ha presentato una richiesta danni pari a un milione di euro. Tra le parti civili, figura anche 'Differenza Donna' il cui avvocato Teresa Manente ha chiesto che venga liquidata la cifra simbolica di un euro, come danno causato all'Associazione, ritenendo che "il risarcimento debba essere rappresentato da una sentenza giusta che riconosca i crimini commessi da Paduano come gravi violazioni dei diritti fondamentali di Sara in quanto donna e affermi che la sua uccisione e' l'esito letale di una relazione di potere dell'uomo sulla donna".