Roma

Operato al cuore, manca un pezzo del pacemaker. Roma, Umberto I da brivido

Policlinico Umberto I: anziano operato d'urgenza al cuore ma, una volta aperto, i medici si accorgono che manza un pezzo del pacemaker. È di nuovo in attesa

di Federico Bosi

Storia da brivido al Policlinico Umberto I: un 83enne operato venerdì 11 ottobre al cuore per l'aggiunta di un secondo catetere al suo pacemaker viene “richiuso” perché manca un pezzo. Operazione fallita, si dovrà fare da capo.

 

La storia di Paolo D.P., 83 anni, fa accapponare la pelle. L'anziano è stato ricoverato venerdì 4 ottobre nel reparto di Cardiologia-Angiologia del Policlinico Umberto I di Roma per sottoporsi ad una operazione al cuore che consisteva nell'aggiungere al suo pacemaker, installato due anni fa al Policlinico Casilino, un secondo catetere che funzionasse da defibrillatore. L'intervento andava effettuato in maniera urgente data l'età ed il grave peggioramento delle condizioni di salute dell'uomo, considerato paziente a rischio proprio per la sua età.

Ricoverato dopo 20 giorni di attesa, è stato portato in sala operatoria venerdì 11 ottobre, esattamente una settimana dopo l'ingresso in ospedale. Qui inizia l'apoteosi della malasanità. Portato in sala operatoria alle ore 10, Paolo è tornato in stanza alle ore 12 gridando, lacrime agli occhi, che non gli avessero fatto nulla. La figlia, spaventata nel vedere il padre in quelle condizioni ha immediatamente cercato il medico che lo doveva operare che le ha dato la notizia: “Abbiamo iniziato l'operazione ma non l'abbiamo potuta portare a termine perché non avevamo il catetere che dovevamo installare a suo padre”. Apriti cielo: l'ospedale aveva programmato un operazione che non poteva portare a compimento causa mancanza di pezzi e non se ne sono accorto fino a quando non hanno "aperto" il corpo del paziente.

Non solo. “La cosa ancora più grave – spiega ad Affaritaliani Alessandra D.P., figlia del paziente – è che, oltre aver tagliato mio padre alla spalla, gli hanno messo una via d'accesso inguinale al pacemaker d'emergenza, date le sue gravi condizioni, che lo reclude a stare immobilizzato a letto, senza neanche la possibilità di cambiare posizione. Mio padre, che ricordo avere 83 anni, sta soffrendo tantissimo per colpa loro. Ieri aveva anche la febbre ma per fortuna questa mattina gli era passata”.

Ma la vicenda non è finita. “Questa mattina – continua la figlia – è salito in reparto il suo cardiologo che lavora sempre qui, ma in un altro reparto. Spiegata la situazione, è andato a parlare con i medici che gli hanno detto che 'l'operazione non era stata completata perché mancava il “lasaer', uno strumento utilizzato in questi tipi di interventi per staccare con precisione il catetere del pacemaker quando si attacca ai tessuti del cuore. In pratica hanno cambiato versione dei fatti. Prima il catetere, ora il lasaer. È lunedì e mio padre ancora sta lì fermo a soffrire. Gli stessi medici che lo hanno operato mi hanno anche detto che il suo cuore è ingrossato ed è invecchiato di 10 anni. Lo hanno etichettato come 'paziente a rischio' ma non riescono ancora ad operarlo una volta per tutte”.

A tutto questo si aggiunta la scarsa comprensione delle infermiere. “A mio padre gli si è infuocata la schiena a stare fermo immobile per tre giorni e mi ha chiesto se gli potessi mettere un po' di crema per alleviargli il dolore. Sentita questa conversazione, la caposala mi ha buttato fuori dalla stanza e dicendomi di dargli la crema perché gliela dovevano mettergliela loro. Io gli ho risposto che la crema dovrebbero avercela loro, non io. Qui pare che tutti stiano prendendo sottogamba una situazione che loro stessi hanno specificato essere grave”.

Oggi è lunedì 14 ottobre e Paolo non è stato ancora operato. L'intervento verrà fatto quando arriverà il laser o il catetere, dipende da quale sia la versione corretta dei fatti esposta alla figlia del paziente. Lo chiamano Policlinico Umberto I.

Policlinico Umberto I, operato al cuore ma manca un pezzo: “Subito ispezione”