Roma
Orfini e la metamorfosi social. L'ex re di Roma del Pd e i Nutella Biscuits
Spariscono politica e partito nella bacheca personale dell'ex commissario del Pd romano, Matteo Orfini
di Patrizio J. Macci
La bacheca di Facebook di Matteo Orfini ex Commissario del Pd romano è il riflesso culturale della fotografia per la quale passerà ai posteri, uno scatto nel quale è impegnato a cimentarsi in una partita alla playstation con Matteo Renzi mentre aspettano i risultati delle elezioni regionali del 2015.
Se quella foto avesse un titolo sarebbe “quando eravamo re” perché nel frattempo Renzi ha abbandonato il Pd e veleggia con il suo partito Italia Viva intorno a percentuali elettorali simili a quella di Bolzano letta in tv negli Anni settanta dal Colonnello Bernacca: non pervenuta.
Orfini invece, ultimo dei tre Matteo della politica, Salvini e Renzi sono gli altri due campioni anche loro nell’uso dei social e dei videogames, il giorno 11 settembre scorso verga perle come questa: “Esco di casa e vado verso la macchina. Si avvicina un ragazzo e mi saluta. Mi chiede se sono davvero io, ed in effetti lo sono. Mi fa molte feste, mi dice che ce la faremo, che è convinto che cambieremo il paese. Mi chiede di fare un selfie insieme. Poi mi abbraccia. E mi dice: "Sono un elettore del m5s". Non credo di essere ancora pronto a tutto questo”.
La galoppata prosegue tra l'abbozzo di un raccontino a tema con i Nutella Biscuits, una compilation di cd minuziosamente commentata con il piglio del provetto musicofilo, un commento che vorrebbe essere ironico sulla tempistica di allestimento dell’albero di Natale. Ce n’è per tutti, un campionario che avrebbe armato la penna di Fortebraccio se fosse stato ancora vivo. Solo che non lo avrebbero espulso dal Partito per il commento di esternazioni simili, ma gli avrebbero dato una medaglia.
Questi sono gli argomenti che usa uno dei leader del Partito democratico per rinverdire la relazione asimmetrica, come si diceva una volta, con i suoi potenziali elettori. Non è una questione di refusi o di citazioni sbagliate, alle quali oramai non fa caso più nessuno o che svapano nei lanci delle agenzie di stampa dopo una manciata di giorni. Sono proprio i contenuti ad essere quanto di più vacuo e lontano dal respiro della gente (come lo ha definito Giuseppe De Rita) possa esistere.
Quando cominciò l’agonia del Partito comunista che precedette la “svolta” della Bolognina, qualcuno notò che il Partito era avviato al tramonto perché composto e votato soprattutto da persone che non erano al passo con i tempi. Era un popolo, quello del Pci dell'epoca, a bassa fruizione di contenuti televisivi e con un alta propensione al risparmio. I tempi stavano cambiando e a Botteghe Oscure non lo avevano capito. Berlusconi era alle porte. Quale sia ora il profilo degli elettori del Partito democratico neanche il fantasmagorico Mago Otelma potrebbe azzeccarlo persi come siamo dietro al juke box dei social media che fanno oscillare i sondaggi come il pennino di un sismografo. Matteo Orfini persa la corona di re del Pd romano si è ritagliato, anzi scavato, i suoi titoli di coda nel ritratto che fece Giulio Andreotti dei momenti di ogni politico usando la trilogia di Italo Calvino. Il momento del Barone rampante, quello del Visconte dimezzato per poi arrivare alle sembianze del cavaliere Agilulfo dalla lucida armatura. Lui è arrivato al terzo e ultimo, il momento del Cavaliere inesistente.