Roma

Orfini per il riscatto del Pd, “Ripartire da chi siamo e definire la missione”

L'ex segretario romano vuole ripartire dall'identità politica del partito, “Le alleanze? Vengono dopo, basta scuse”

Matteo Orfini si va avanti nell'ombra di dubbi e incertezze a cui il Pd è chiamato a rispondere e per la rinascita del partito mette le carte in tavola in un post su Facebook. “È il tempo di pensare un po' a noi stessi. Di ridefinire senso e missione del Pd.”

“Qualche anno fa proposi di sciogliere e rifondare il Pd, per ridefinire su basi completamente nuove il nostro progetto politico. Mi risposero che era una follia, tutti - apre l'ex segretario romano dem -. In questi anni mi sono battuto per provare ad affermare un principio semplice: un partito è prima di tutto il suo progetto, la sua cultura politica, la sua proposta per il paese. Poi viene il resto: alleanze, leadership, tattica.”

“I nostri elettori presenti ma demotivati, le alleanze non contano”

"Ho fatto questa campagna elettorale come sempre: 5.000 km in 20 giorni, decine di incontri - continua Orfini sul suo profilo Facebook -. La cosa che più mi ha colpito è che non ho trovato praticamente nessuno felice di votare il Pd. Anche i nostri elettori più fedeli erano stanchi, demotivati, sconfortati. Eroici nel loro esserci sempre, ma non felici. Penso che questo sia il punto da cui partire, - spiega - e per questo non mi convince chi oggi ci spiega che andava tutto bene, il problema è solo non essere riusciti a fare le alleanze. Intanto perché la politica non è solo aritmetica: sommare i voti di chi è andato separato è un errore da matita rossa. I cinquestelle hanno quel risultato perché si candidano da soli e contro di noi. Idem il terzo polo. E poi perché il problema di fondo è che non è più chiaro a nessuno quale sia la missione del Pd. E quindi fatichiamo a coinvolgere, appassionare, convincere.”

“Abbiamo sprecato tre anni dietro alle alleanze”

"Possiamo risolverla con le scorciatoie, come sempre. E dire che è colpa delle correnti (chi sarà il primo a dirlo?), che bisogna ripartire da questo o da quel leader (peraltro i nomi che leggo sono di persone che sono state in primissima linea in questa campagna, con risultati non esattamente esaltanti), che dobbiamo ripartire dai sindaci, dai territori, dalle periferie.Fuffa. Il tema è la politica. Il tema è cosa vogliamo essere.Per questo mi pare surreale il dibattito sulle alleanze. Le elezioni politiche sono tra 5 anni! Il tema di oggi non è con chi ci alleiamo tra 5 anni. Ma semmai come cominciare da domani a fare opposizione – afferma. Ovviamente bisognerà coordinarsi con le altre forze di opposizione, come sempre.Ovviamente alle amministrative dovremo cercare le alleanze più larghe possibili, a seconda delle caratteristiche specifiche dei singoli territori (e caricare quelle scelte di una valenza nazionale, rischia solo di renderle più difficili). Ma basta pensare e parlare solo di alleanze. Abbiamo sprecato tre anni così: la nostra unica proposta politica è stata allearci. A prescindere, e senza idee. Politica delle alleanze, ma senza politica. Un partito non può essere solo questo. Sennò diventa inevitabilmente solo un partito di potere, un partito dell'establishment."

“Ristabiliamo chi siamo e dove vogliamo andare”

Per questo ora è il tempo di pensare un po' a noi stessi. Di ridefinire senso e missione del Pd. E anche modalità di funzionamento.Senza rimanere ostaggio – avverte - di chi vorrebbe un cambiamento di facciata per non cambiare nulla. Come sempre, nel mio piccolo, proverò a cambiare questo partito. Insieme a tante e tanti che in questi anni non hanno mai smesso di fare le battaglie difficili, quelle alle quali secondo molti bisognava rinunciare anche se erano giuste. Perché guai a rompere gli equilibri. Come sempre cercherò di fare al meglio il mio lavoro in parlamento, dove tornerò da rappresentante di un collegio stupendo, dove abbiamo strappato un risultato per niente scontato. Ma per riuscire non basto io, non bastiamo noi - conclude Orfini -. Serve che tutti quelli che ancora ci credono diano una mano. Che chi pensa che il Pd debba cambiare, non si arrenda.”