Roma
Ostia, "metodo Spada è mafioso": aggravante nel racket delle case popolari
Confermate dalla corte d'appello le condanne per oltre 50 anni di carcere
Minacce, violenze e sfratti secondo metodo mafioso. Confermate dalla corte d'appello di Roma le condanne, per oltre 50 anni di carcere nel complesso, messe in primo grado nei confronti di sette componenti del clan Spada.
Al centro un episodio di gambizzazione, al solo scopo di affermare la supremazia del clan, che ha dato il via al processo sul racket delle case popolari, che ha visto la condanna di a Massimiliano Spada (13 anni e 8 mesi di carcere), Ottavio Spada (5 anni), Davide Cirillo (6 anni e 4 mesi), Mirko Miserino (6 anni e 4 mesi), Maria Dora Spada (7 anni e 4 mesi), Massimo Massimiani (11 anni) e Manuel Granato (6 anni e mezzo).
Le indagini della Dda erano partite dalla gambizzazione di Massimo Cardoni, padre di Michael (collaboratore di giustizia nonché marito di Tamara Ianni, anche lei pentita), ferito con due colpi di pistola nell'ottobre 2015 davanti a un supermercato di Ostia. Gli investigatori si convinsero che quell'agguato fosse legato alla contrapposizione tra il clan 'emergente' degli Spada e la perdente compagine dei Baficchio-Galleoni, in declino almeno dal 2011 in occasione del duplice omicidio di Giovanni Galleoni, capo indiscusso del clan Baficchio e di Francesco Antonini. Il tutto, condito da sfratti forzosi dalle case popolari del litorale, minacce e intimidazioni: gli inquirenti smantellarono un racket delle case comunali di via Baffigo che il clan secondo l'accusa gestiva decidendo a chi andavano assegnati gli alloggi.
Una vicenda svelata dalla coppia Ianni-Cardoni che vittima di uno sfratto aveva deciso di denunciare tutto alla magistratura accettando da allora di vivere sotto protezione.
Al termine della lettura della sentenza, uno degli imputati presenti in aula, che a inizio udienza si era dichiarato estraneo al clan, ha dato in escandescenze: "Buffoni, quando esco spacco tutto", ha minacciato rivolgendosi al collegio giudicante. Insulti alla corte ("vergogna") sono stati espressi anche da alcune persone presenti tra il pubblico.
Giulia Sarti, deputata del Movimento 5 Stelle e Presidente della Commissione Giustizia di Montecitorio, ha commentato la sentenza: "La sentenza d'appello contro il clan Spada di Ostia conferma il grande lavoro fatto nel territorio romano per fermare il radicamento delle mafie. Grazie dunque alle forze dell'ordine e alla magistratura per il loro grande impegno, grazie a Virginia Raggi che sta mantenendo la promessa di 'bonificare' la città dagli affari illeciti e dalla violenza mafiosa".