Roma

Ostia, Sicilia e Lazio: il M5S si gioca tutto alle urne locali. L'analisi

Il politologo Luigi Di Gregorio commenta gli schieramenti e le possibilità in campo

di Valentina Renzopaoli

 

Regionali Lazio 2018, se il Cinque Stelle arriva al secondo turno delle elezionicine di Ostia ha la vittoria in tasca. “Diversamente si avrà la prova che gli elettori avranno metabolizzato definitivamente il terzo polo” e da bipolarismo passeremo al tripolarismo”. Luigi Di Gregorio, docente di Scienza politica all'Università della Tuscia di Viterbo, di Comunicazione Politica presso il master in Leadership politica alla Luiss di Roma ed esperto “numerologo politico” delle tornate elettorali romane, sceglie affaritaliani.it per un'analisi degli appuntamenti elettorali che attendono i romani: il Municipio di Ostia, il riverbero della Sicilia e poi Regionali e Politiche con l'incognita di Sergio Pirozzi in chiave outsider.

 

Professor Di Gregorio, partiamo dall'appuntamento più vicino temporalmente e geograficamente: le elezioni del X Municipio. Che valore hanno per testare le tendenze politiche e quanto possiamo considerarle un termometro di quanto avverrà in primavera?

“A mio avviso, le elezioni del X Municipio saranno interessanti per testare, in particolare, il Movimento Cinque Stelle perché, nelle ultime votazioni per l'elezione del sindaco di Roma, Virginia Raggi su quel territorio prese oltre il 46% dei voti al primo turno. Quindi la cosa più interessante sarà capire se, dopo un anno e mezzo, c'è un reflusso, un “effetto Raggi”, se e quanto l'amministrazione romana non certo brillante abbia fatto perdere consenso. Di riflesso, il voto a Ostia può essere un primo test per verificare il centrodestra unito”.

Considera comunque il M5S favorito?

“Sì, li considero comunque i favoriti perché si andrà al secondo turno e tradizionalmente al secondo turno i Cinque Stelle sono molto forti. Se invece dovessero perdere sarebbe una novità molto interessante sotto diversi punti di vista”.

Ci aiuti a capire meglio

“Tutte le volte che si è votato a due turni, quasi sempre il Movimento o ha vinto o ha comunque recuperato tantissimo. Questo perché gli elettori italiani finora hanno continuato a ragionare in un'ottica bipolare, abituati da vent'anni al bipolarismo tra destra e sinistra, e quando si sono trovati a dover scegliere tra un Cinque Stelle da una parte, destra o sinistra dall'altra, hanno sempre preferito tendenzialmente proprio il Movimento. Se questa tendenza si stoppasse, sarebbe un segnale interessante e potrebbe essere l'inizio dell'assimilazione da parte degli elettore dei tre poli: Il M5S non più come una seconda opzione ma come un'opzione alla pari, insomma un tripolarismo perfetto”.

In questa campagna elettorale del X municipio è stato introdotto, da uno dei candidati, il tema dell'autonomia. La reputa una possibilità reale per Ostia?

“E' un'opzione logica per certi versi, se si pensa al caso di Fiumicino. Tutto sommato a Ostia, ma anche all'Infernetto le persone trovano naturale dire “vado a Roma”. Mi ha sempre colpito quanto venga percepita dai cittadini di Ostia, la distanza da Roma anche se appartengono a Roma. Quindi la richiesta è molto sensata ma secondo me andrebbe accompagnata dalla famosa riforma su Roma Capitale. Se Roma diventasse una Regione, tutti i municipi potrebbero diventare comuni, e Ostia potrebbe essere la capostipite di questa riforma della governance romana. Sarà interessante vedere se questa opzione dell'autonomia, possa muovere l'orgoglio dei lidensi ed elettoralmente spostare voti. Sono convinto che se la campagna avesse più visibilità, quella sarebbe un'opzione molto forte. Tuttavia, credo non andrà lontano perché questa campagna elettorale e queste elezioni sono volutamente sottovalutate e poco visibili. E infatti penso che ci sarà scarsa affluenza”.

Stesso giorno, il 5 novembre, ma qualche centinaia di chilometro più a sud. Parliamo delle elezioni in Sicilia perché queste di sicuro saranno un termometro politico.

“Io direi che la Sicilia è interessante per testare il centrodestra unito, tenendo presente però che in realtà secondo me, si tratta di un'unione precaria. In Sicilia l'unione si è realizzata perché è stato trovato un ottimo candidato, incontestabile sotto ogni profilo e iper presentabile. Tuttavia, l'aver ceduto il candidato a Fratelli d'Italia, ha già proiettato reazioni a catena che potrebbero frantumare subito la stessa unione. E una delle Regioni che potrebbe farne le spesse è proprio il Lazio”.

Veniamo allora alle Regionali nel Lazio. Pd e M5S hanno giù espresso il loro candidato, nel centrodestra continua il balletto su Pirozzi. Cosa succederà?

“Nel Lazio, tutti considerano Pirozzi come un ottimo candidato, molto visibile, ha un'immagine positiva, è in gradi di pescare elettori ovunque anche tra i Cinque Stelle, è il sindaco da battaglia sul campo. Però, siccome si fiuta questo vento di destra un po' ovunque, ho l'impressione che il centro destra possa pensare di vincere anche senza Pirozzi. E vincere senza Pirozzi sarebbe complicato: se lui salta, si rischia che il centrodestra non si presente nemmeno unito, e sarebbe una catastrofe perché alle regionali non c'è neanche il secondo turno”.

Dunque lei crede che Pirozzi sia il candidato ideale?

“Da analista lo consiglierei, e sono convinto che anche i partiti lo sanno. Però bisogna fare i conti con gli apparati, i candidati potenziali che scalpitano. Avendo concesso Musumeci a Fratelli d'Italia, bisogna vedere se Forza Italia sia disponibile a concedere anche la candidatura di Pirozzi, considerato si area ex An, vicino proprio a Fratelli d'Italia. Insomma, al momento il centrodestra ha potenzialmente un candidato ottimo e il vento di destra è in crescita però se subentrano logiche  inter coalizionali o tra partiti, paradossalmente la vittoria può passare anche in secondo piano purtroppo”.

Zingaretti si ricandida per il secondo mandato, quante possibilità ha?

“Credo che Zingaretti abbia vissuto cinque anni molto sereni, accompagnato da due amministrazioni comunali molto visibili e molto contestati, Marino e Raggi. Al contrario, in questi anni la Regine Lazio e lo stesso Zingaretti non sono stati percepiti dai cittadini, mantenendo una sottoesposizione e questo può rappresentare un grande vantaggio. Per governare serenamente meno ci si espone e meglio è, lui è stato bravo ed è stato avvantaggiato. Ma il problema è: come è percepito oggi uno che per cinque anni è stato non percepito dagli elettori? Se Zingaretti dovesse rivincere sarebbe un grande segnale per chiunque governi: nell'era dell'over e auto comunicazione, se chi governa non apparendo rivince, allora sarebbe un segnale rivoluzionario. Diventerebbe premiante il non apparire e dimostrerebbe che più si appare e più ci si fa male. Il fatto stesso che Zingaretti si possa permettere di ricandidarsi è già un segnale. Ma ho dubbi che vada così.

L'M5S ha scelto Roberta Lombardi: come si deve leggere questa candidatura?

“La Regione forte dell'M5S è sempre stata la Sicilia, ormai di fatto anche il Lazio è il loro “fort apache”, o meglio la provincia di Roma, visti i loro successi in città come Pomezia, Guidonia, Civitavecchia. Quindi Sicilia e Lazio sono per loro due test chiave. E' quindi naturale che per il Lazio i grillini abbiamo scelto una candidata, una deputata molto in vista”.

La nemica numero uno della Raggi e della Corrado?

“Ma questo non mi sorprende. Anzi, mi fa sorridere il fatto che il Cinque Stelle continui a negare correnti e divisioni, partendo da un presupposto che non esiste. Non esiste, infatti, un partito o un attore collettivo, senza un conflitto o dissidi interni. E' umano oltre che politico. Far finta che non ci siano è grottesco di suo.
La differenza con gli altri sta nel fatto che, mentre nei partiti tradizionali le correnti esistono sulla base di idee, programmi, etc.., loro che sono post ideologici finiscono per fare cordate puramente personali, il che non ha senso politicamente.
Basta pensare che tutti i problemi della Raggi a Roma sono basati su problemi personali e non politici. Il Movimento che sognava una realtà unitaria e post ideologica, non si è accorto che, togliendo il substrato ideologico, subentrano le bande e i fatti personali, chat messaggi, retroscena, gossip. Storie personali che assurgono a sfera pubblica, proprio il contrario della politica”.