Ostia, testata di Spada e mafia. Naso: “Procura di Roma caduta nel ridicolo”
L'avvocato naso: “Gesto da censurare. Per il giornalista è stata la sua fortuna professionale”
di Valentina Renzopaoli
Ostia, la testata di Roberto Spada al giornalista della Rai, una “violenza da condannare e censurare”. Da Mafia Capitale e Massimo Carminati all'aggressione di Ostia, il super legale Giosuè Bruno Naso spezza una lancia in favore del capo clan: “Il sacrosanto diritto di cronaca deve essere ispirato a criteri di continenza e così non è stato”.
Non contento si scaglia: “Contestare il metodo mafioso e spedire Spada nel super carcere di Tolmezzo è una colossale buffonata”. La mafia a Ostia? “Il vuoto lasciato dallo Stato viene riempito dalla criminalità ma questa non è mafia”. L'avvocato Giosuè Bruno Naso sceglie affaritalani.it per commentare i fatti di Ostia, senza troppi “peli sulla lunga” come sua consuetudine.
Avvocato Naso, cosa pensa dell'aggressione di Roberto Spada al giornalista della Rai? E come valuta il clima che si respira alla vigilia del ballottaggio nel X municipio?
“Per quanto riguarda la testata di Spada ovviamente non si può che criticare e censurare la manifestazione di violenza; ciò detto, la violenza non è solo quella fisica ma anche quella subdola, messa in atto da un modo di presentarsi e di stringere all'angolo un soggetto, così come è parso a molti abbia fatto il giornalista della Rai; il diritto di cronaca è ovviamente sacrosanto così come quello di critica, però si deve ispirare a criteri di continenza. Non credo che restare in un luogo di abitazione o di ritrovo di personaggio per quattro ore dalle 9 alle 13 sia un modo continente di esercitare il diritto di critica e di cronaca. Quindi riconosco a Spada delle giustificazioni, poi ovvio che la reazione è in linea con il suo livello sociale, culturale, di educazione e di sensibilità; la stessa cosa fatta ad un'altra persona magari avrebbe sortito una reazione diversa. Io stesso sono stato oggetto delle attenzioni del giornalista Lucci e dopo un minuto e mezzo Lucci se n'è andato, perché oggetto dell'aggressione mediatica era diventato lui: io avevo rovesciato i termini del confronto, ma non si può pretendere da Spada questa stessa accortezza”.
Quindi a suo modo di vedere, il caso è stato a gonfiato?
“Direi proprio di sì... Io penso che ormai alla Procura di Roma hanno perso il senso della misura e del ridicolo. Rinnovando la presa di distanza dalla modalità di reazione, però mi sento di dire che è assurdo tirare in ballo il metodo mafioso, contestargli l'aggravante e confinarlo nel super carcere di Tolmezzo. Ma di rendono conto che in questo modo si espongono al ridicolo per chi valuta con un minimo di distacco e di obiettività?”
Quindi ritiene esagerato il trasferimento di Spada in un carcere in regime di alta sicurezza e la contestazione del metodo mafioso?
“La ritengo una colossale buffonata, e non capisco perché non sia scattata questa solidarietà generalizzata dell'informazione nei confronti per esempio di giornalisti o di inviati di Striscia la Notizia, quando sono stati presi a botte in altre circostanze. Tutta sommato è una forma di razzismo sociale anche questo, ed è scandaloso che sia ispirato dalla Procura della Repubblica. E poi le posso dire una cosa? So già che mi attirerò una valanga di critiche”.
Si spieghi meglio
“Io sono straconvinto che il giornalista è felicissimo della reazione di Spada. In fin dei conti, è diventato un simbolo per la testata ricevuta. Se la stessa reazione l'avesse subita da un commerciante, da un abusivo etc, non sarebbe successo tutto questo casino. E' la sua fortuna professionale”.
Senta avvocato, lei conosce Ostia e i suoi problemi. Segue da anni come legale personaggi molto noti come i Fasciani, i Triassi. Secondo lei la mafia a Ostia esiste o no?
“Dire che esiste la mafia a mio modesto avviso è una panzana clamorosa, che poi Ostia soffra dei problemi di ordine pubblico, convivenza sociale, civile, di corruzione è altro discorso. In quartieri come il Tiburtino III o Tor Bella Monaca, Acilia, San Basilio, ovvero dove la visione e la presenza dello stato è debole, si verificano le stesse manifestazioni criminose. E lo Stato in questi luoghi purtroppo è debole sia dal punto di vista fisico e materiale (poche pattuglie, poco controllo del territorio) sia ancora di più sul piano ideologico, istituzionale e morale. E' venuto meno il rispetto dello Stato e delle istituzioni, e allora è ovvio che laddove è assente la figura dello Stato, quel vuoto viene riempito della criminalità ma non è questa la mafia. Spesso abbiamo a che fare con bande di ragazzini e minorenni abbandonati dalla famiglia e dalla scuola”.
Mi scusi, però esistono sentenze che hanno stabilito la presenza di una criminalità esercitata con metodo mafioso, come quella che lo scorso ottobre ha condannato proprio alcuni esponenti del clan Spada.
“Su questo fenomeno di sarebbe da discutere moltissimo: fino a che non è venuto a Roma il Procuratore Pignatone di mafia o metodo mafioso non si era mai parlato, anzi le decisioni dei giudici di merito erano sempre stati per l'esclusione di questa particolare forma di criminalità organizzata. Da quando c'è Pignatone la mafia è stata riconosciuta e affermata. Il caso di Mafia Capitale è eclatante, perso dalla Procura in primo grado. Persino un Tribunale per nulla tenero con gli imputati, ai quali son stati inflitti pene mostruose, come quello che ha giudicato il processo, ha riconosciuto che la costruzione dei magistrati era infondata e suggestiva”.
Recentemente la Corte di Cassazione ha chiesto di celebrare di nuovo il processo d'Appello a diversi esponenti della famiglia Fasciani, che lei segue da molti anni come legale, annullando di fatto la sentenza che aveva escluso l'aggravante mafiosa. Decisione che ha consentito al Procuratore di Roma di riconfermare la sua tesi sull'esistenza della mafia a Roma e a Ostia.
“Partendo dal presupposto che ho dei dubbi sul fatto che sia lecito, dal punto di vista deontologico, che in pendenza di un procedimento, il procuratore scriva ai giornali, vorrei correggere le sue dichiarazioni. L'annullamento della sentenza di appello del processo Fasciani che aveva escluso la caratteristica della mafiosità nell'associazione per delinquere, è avvenuto per vizio di motivazione ritenendo assorbiti in questa decisione tutti i motivi di ricorso proposto dagli imputati. Il che vuol dire che la Corte di Cassazione, lungi dall'affermare, come ha scritto Pignatone, che ad Ostia c'è la mafia, ha detto che la motivazione della sentenza della corte di appello con la quale si è negata l'esistenza della mafia non è lineare, è illogica e contraddittoria e quindi deve essere rivista; per cui si annulla la sentenza, si rimandano gli atti alla corte di appello che dovrà rivalutare tutta la vicenda alla luce delle osservazioni fatte dal procuratore generale e delle motivazioni che presenteranno i difensori. Dunque la questione è apertissima e si dovrà rifare il processo d'appello. Prendere posizione con una lettera pubblica per fare dire alla Cassazione quello che non ha detto non mi pare corretto”.
Domenica ci sarà il ballottaggio per l'elezione del nuovo presidente e del consiglio municipale del X municipio: crede che il clima che si è respirato in queste ultime settimane abbia influenzato e influenzerà, in qualche modo, le decisioni dei cittadini?
“Secondo me sì e a favore del centrodestra”.