Roma
Pace, diritti dell'uomo e libertà: una mostra spiega il legame a regola d'arte
Gilberto Di Stazio in “Architetture per la pace” s'interroga con installazioni e disegni sui diritti dell'uomo e la pace
di Maddalena Scarabottolo
Un mondo sicuro nel pieno rispetto dei diritti dell'uomo, pace e libertà è in mostra a Roma presso il Museo Andersen. Con “Architetture per la pace”, visitabile fino al 1 settembre, l'artista Gilberto Di Stazio ci parla della sua visione del mondo.
Gilberto di Stazio, architetto, scultore e pittore romano, con la personale “Architetture per la pace”, propone al pubblico una riflessione in riferimento ai diritti universali dell'uomo. La mostra, curata da Maria Giuseppina Di Monte e Valentina Filamingo, si articola nelle sale al primo piano del Museo Andersen tra installazioni, piccoli schizzi a carboncino e ipotetici progetti architettonici.
Tutto inizia dall'opera intitolata “Il Forte” che infatti è incentrata sul concetto della difesa dei diritti inalienabili dell'uomo come la convivenza pacifica e la libera e piena espressione della propria personalità. Tra le prime righe della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, si legge infatti che “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”.
Il pubblico è invitato a girare attorno a questi mondi, di dimensioni inferiori rispetto al reale, ma che richiamano alla mente scenari già visti e rivisti in un qualsiasi telegiornale. I materiali poveri come cartone, sacchi di juta, legno e carbone rendono le instabili architetture ancora più evocative del bisogno mondiale di vivere in pace. Il gusto volutamente artigianale delle opere rende le installazioni facilmente leggibili: qualunque coinquilino del mondo può comprendere come vi sia implicata una ragione morale e un rimando ai valori universali.
Il percorso espositivo prosegue con un'opera intitolata “Campo 6”, la quale richiama alla mente la tipica immagine dei lager nazisti. Ovviamente anche questo lavoro s'inserisce come monito contro ogni forma di odio razziale e violenza.
Il linguaggio efficace e immediato di Gilberto Di Stazio si ritrova anche nella “Città dei Clochard”, rappresentate un paesaggio di architetture distrutte, senza tetto e con travature instabili. La precarietà dell'opera rappresenta bene l'enorme interrogativo sociale in riferimento alle condizioni di vita degli emarginati e degli esclusi dalla società, dei senza tetto e senza fissa dimora. Il pubblico è invitato a guardare con occhio consapevole e attento a questa sensibile riflessione antropologica.
In ogni caso il messaggio che l'artista vuole lanciare è un messaggio positivo e costruttivo. Il lavoro intitolato “Guarda sempre verso il cielo” rende chiara questa idea attraverso una piccola casa in cartone le cui pareti sono un collage di foto che guidano lo spettatore a orientare lo sguardo verso l'alto in un senso di liberazione e simbolo del miglioramento globale che tutti si auspicano.
Per tutta la durata della mostra, visite guidate e altre iniziative verranno svolte dagli studenti delle scuole superiori, che nel corso dell'anno scolastico 2018/2019 hanno lavorato presso il Museo Hendrick C. Andersen al progetto di Alternanza Scuola Lavoro. Maggiori informazioni sono consultabili su: www.polomusealelazio.beniculturali.it.