Roma

Palazzo Barberini mette le ruote: il museo si riorganizza e diventa “mobile”

L'Ala sud di Palazzo Barberini è stata riorganizzata secondo un nuovo criterio espositivo denominato “Museo Mobile”

di Maddalena Scarabottolo

Palazzo Barberini mette le ruote: un innovativo allestimento, concede al pubblico il piacere di visitare 10 sale dell'Ala sud del palazzo organizzate secondo il criterio del “Museo Mobile”.

 

Gli ambienti sono stati restituiti solo tre anni fa dal Ministero della Difesa, che gli aveva in gestione da più di ottant'anni. Il nuovo spazio museale ospita al momento 78 opere distribuite in 10 sale e secondo nuovi criteri espositivi.

Flaminia Gennari Santori, direttrice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, assieme a Maurizia Cecconi e Michele Di Monte, hanno ripensato la proposta artistica riordinando i capolavori secondo il criterio che dagli stessi è stato definito come “Museo Mobile”. L'allestimento si presenta sotto una veste minimale e dettato da un unico registro espositivo: una scelta che permette di fruire al meglio le opere d'arte secondo il loro carattere individuale e tematico.

Ogni capolavoro esposto è arricchito da una didascalia ragionata che fornisce maggiori elementi per la comprensione del soggetto e del tema sotteso all'opera. Questa spiegazione specifica, permette di avvicinarsi ad ogni singolo lavoro tenendo presente che ha un'anima da raccontare. Le nuove didascalie permettono inoltre di vivere la visita al museo in un modo più approfondito, un'esperienza di arricchimento personale che consente di contestualizzare l'opera nella storia, nel gusto e nel costume della sua epoca.

Questo progetto minimale consentirà di cambiare ogni sei mesi l'esposizione così da mostrare molte più opere rispetto al passato e far conoscere bellezze per anni relegate nei depositi.

Flaminia Gennari Santori afferma inoltre che “il nuovo allestimento ha anche la funzione di far percepire al pubblico come lo stesso Palazzo Barberini sia un'opera d'arte. Vogliamo che il visitatore capisca come il palazzo si posiziona nella città lasciando in luce i punti di comunicazione visiva con l'esterno”. Il pubblico potrà finalmente vivere e apprezzare opere e spazi in tutta la loro ampiezza e importanza.

Le 10 sale, denominate anche “Appartamento di Sua Eminenza”, perché destinate ai cardinali della famiglia Barberini, sono state riorganizzate secondo il criterio della sensibilità: l'architrave della pittura tra Seicento e Settecento.

Lungo il percorso espositivo, che permette di incontrare nomi come Francesco Furini, Giovanni Lanfranco, Carlo Maratti, Mattia Preti, Pompeo Batoni, Giovanni Antonio Canal, Gaspar van Wittel e Anton Raphael Mengs, si percepisce come i sensi siano i protagonisti di questi avvicendamenti artistici. La vista, il tatto, il gusto sono evidenziati ed enfatizzati proprio per permettere al visitatore di trovare un coinvolgimento emotivo nella teatralità eloquente e allusiva di queste pitture. Ad esempio, nella parte dedicata alla pittura napoletana, l'ostentazione del corpo diventa una sorta di teatro anatomico. Il tatto viene chiamato in causa con eloquenza dalla carnalità, descritta quasi come un'ossessione. Il corpo viene ostentato non solo nelle sue forme ideali o idealizzate, ma anche nella sua intrinseca caducità, com'è ben visibile nel San Girolamo di Hendrick Van Somer. Il senso della vista invece è chiamato in causa nelle sale dedicate alla veduta veneziana e romana. La nuova scienza ottica, nata proprio in questo periodo storico, consentì di conoscere l'infinitamente grande e l'infinitesimamente piccolo. Questo nuovo approccio scientifico permise ai vedutisti di lavorare sul quadro con una precisione e un'accuratezza che si potrebbe definire fotografica.

L'ultima sala accoglie la Collezione Fabrizio e Fiammetta Lemme composta da 21 modelli di presentazione: bozzetti finali che i pittori presentavano ai committenti per avere l'approvazione prima dell'esecuzione. Le opere sono in gran parte layout di importanti imprese decorative della Roma del XVIII secolo. Tra queste, ad esempio, le nove tele per il ciclo del soffitto della Basilica di san Clemente, voluto da Clemente XI.

Questo modello espositivo verrà esteso a tutti gli ambienti delle Gallerie Nazionali di Palazzo Barberini. Dal prossimo autunno, anche le sale dei pittori caravaggeschi verranno rinnovate secondo il criterio del “Museo Mobile”.