Palpeggiare donne sul bus è violenza sessuale: lo ha deciso la Cassazione
La legge punisce i maniaci dei mezzi pubblici: si tratta di abuso
Strusciarsi e palpeggiare una donna sui mezzi pubblici costituisce violenza sessuale. A stabilirlo è una dura sentenza depositata dalla terza sezione penale della Cassazione, che ha condannato in via definitiva un uomo che insieme a un complice aveva costretto a subire “atti sessuali” su un autobus di linea a Roma. Oltre a palpeggiarla, i due l'avevano bloccata costringendola a "strusciamenti del bacino contro il fondoschiena".
La Suprema Corte, condividendo le conclusioni dei giudici d'appello della Capitale, ha confermato la condanna per violenza sessuale. Solo uno dei due imputati ha presentato ricorso, lamentando, oltre a un difetto di notifica, la "mancanza o manifesta illogicità della motivazione". La Cassazione lo ha dichiarato inammissibile e ha condannato l'uomo anche al pagamento delle spese processuali e a versare 2 mila euro alla Cassa delle ammende.
Con le denunce di molestia sporte da numerose attrici di Hollywood nei confronti dei confronti del produttore americano Weinstein e col caso nostrano delle accuse a Fausto Brizzi, l'opinione pubblica si divide su cosa sia da considerare violenza e cosa invece no. Con questa sentenza, però, la Cassazione ha generato un precedente importante per tutte le persone che dovendo giornalmente prendere i mezzi pubblici hanno paura di incontrare i molestatori che approfittano della folla sugli autobus delle grandi città per palpeggiare le proprie vittime.
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