Roma
Pannella, la politica si commuove. "Chi combatte non muore mai"
Marco Pannella è morto a Roma all'età di 86 anni. Il ricordo della politica
Il leader dei Radicali italiani Marco Pannella è morto in una clinica romana dove era ricoverato da appena 24 ore, stroncato dopo una lunga malattia. Pannella negli ultimi giorni si era aggravato ed era stato sedato dai medici che lo avevano in cura. Tanti gli esponenti politici che avevano inviato messaggi di solidarietà al vecchio leader che aveva fondato il partito Radicale, e che si definiva socialista, liberale, federalista europeo, anticlericale, antiproibizionista, antimilitarista, nonviolento e gandhiano.
Ora la politica nazionale, così come quella romana si ferma, commossa, per commemorare un protagonista dell'emiciclo di Montecitorio. Un abbraccio che va oltre i confini dei singoli partiti.
"Amato e odiato, avversato e abbracciato, combattuto e incontrato - scrive sulla sua pagina facebook Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra - Adorabile e insopportabile. Al congresso del Msi e a quello de La Destra. In vigilanza Rai contro il genocidio radicale. Marco Pannella, chi combatte non muore mai".
Affida ai social media il suo ricordo anche il vicepresidente della Camera, deputato Pd e candidato sindaco di Roma del centrosinistra Roberto Giachetti: "Caro Marco, vorrei solo dirti di questa solitudine che mi lasci avvolta nel dolore. E dirti che quella nostra rosa per me ci sarà ancora".
"Se ne va un uomo che ha scritto pagine importanti della storia del nostro Paese - scrive in una nota, Stefano Fassina, candidato sindaco di Roma - protagonista indiscusso di battaglie civili e politiche per le quali tutti oggi dobbiamo dirgli grazie. Voglio stringermi in un abbraccio alla sua famiglia, ai radicali e alle persone a lui più care, con l'auspicio che il suo grande patrimonio di idee non vada mai disperso".
"Addio a #MarcoPannella, guerriero della non violenza, è stato la storia dei #diritti civili in Italia, prima di tutti, come nessuno" ha ricordato su Twitter l'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino.
"La morte di Marco Pannella mi rattrista moltissimo - scrive Ilaria Cucchi - Ora siamo più soli in un Paese che ha paura del reato di tortura. Proprio in queste ore il deputato Ferraresi subisce comportamenti inqualificabili nell'esercizio delle sue funzioni durante un'ispezione a sorpresa presso il carcere di Piacenza".
“#Pannella rendo omaggio a uno dei più grandi protagonisti della politica. Non condividevo tutto. Ma è stato sempre un esempio di #libertà” scrive invece il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli.
“Esprimiamo il nostro cordoglio per la scomparsa di Marco Pannella. Resterà un esempio, soprattutto per tanti giovani, per la sua generosità, per l’impegno e il sacrificio con cui ha portato avanti le sue numerose battaglie. Ai suoi familiari, rinnoviamo la nostra vicinanza”.
Lo dichiara in una nota il capogruppo di Forza Italia della regione Lazio Antonello Aurigemma.
Commosso il ricordo di Daniele Capezzone, ex portavoce del Popolo della Libertà e Forza Italia. In precedenza fu segretario dei Radicali Italiani e deputato nella XV legislatura per la componente radicale della Rosa nel Pugno, che tratteggia un ritratto del leader radicale: "In memoria d iMarco Pannella, e per tentare di comprenderne ancora qualcosa, non trovo di meglio che due riferimenti, forse lontanissimi fra loro, o forse no. Da un lato, 'Il mondo come volontà e rappresentazione' di Schopenhauer: un’affermazione potente e assoluta di volontà, di soggettività, di riconduzione della realtà a ciò, e solo a ciò, che un uomo - in questo caso, lui, Marco - voleva e vedeva. Dall’altro,e non colgo contraddizioni, 'Shine on you crazy diamond' dei Pink Floyd, il loro omaggio al geniale Syd Barrett, all’amico perduto, all’ispiratore perso, ma anche il riconoscimento dell'anomalia, della follia, dell'imponderabile che ci abita, che cambia irrimediabilmente il corso delle cose, l’incombere di un mistero più grande di noi".
"Marco Pannella, armato solo di una volontà tenace e di matite smozzicate, ha scritto pagine di storia incancellabili - prosegue - Ha amato la politica più di se stesso. Ha fatto della sua follia - reale o apparente - un metodo. Ha educato generazioni di giovani alla libertà, da tutto, e - più faticosamente - anche e perfino da lui. Non senza ferite e conflitti: ma ha creato le condizioni per consentire e dissentire con chiunque, il più vicino o il più lontano, a partire da lui stesso. Ha onorato politica, idee e istituzioni come una religione laica, e - per lui, in questo caso - dubito solo dell’aggettivo, non del sostantivo. Ho conosciuto almeno due lati della sua personalità inafferrabile e irriducibile: la generosità creativa, e un accanimento feroce, fratelli l’unodell’altra. Pur avendo tante ragioni, avevo torto io, ovviamente. Impossibile pensare di ricondurre (anzi, condurre) a 'normalità liberale' il caos. Ingiusto, perfino, tentare di omogeneizzare secondo gusti propri (ad esempio, i miei: America, mercato, individuo), una personalità che aveva certamente quei tratti, ma anche mille altri, intrecciati, sovrapposti, contraddittori. Per lui, Croce più che Einaudi, Rossi e Spinelli più che la Thatcher. Ma, sopra ogni altra cosa, il rifiuto di schemi, etichette, gabbie. Anche quelle - magari ineccepibili dal punto di vista liberale - che l’uno o l’altro passante cercava di proporgli. Errore, quello di tanti di noi. Impossibile arginare il fiume, ricondurlo a raziocinio banale e consequenziale, troppo banale e troppo consequenziale per lui. Della sua vita, ciascuno rilegga e scelga, e cerchi di comprendere, le pagine più congeniali per ognuno di noi. Dall’estrema sinistra all’estrema destra, se ancora esistono, ciascuno troverà spunti, illuminazioni, lampi. E soprattutto due cose in eredità.
La prima: la necessità non di vincere ma di convincere, di “vincere con”, l’atto di amore (e insieme la presunzione un po' diabolica) di non prevalere ma di persuadere e camminare insieme.
La seconda: un monito con il sapore dell’ossessione, ma di un’ossessione giusta e attuale. La democrazia, lo Stato di diritto, le regole, la circolazione delle idee, la comunicazione: più necessari dell’ossigeno. E il dolore di constatare l’impossibilità (nell’Italia del 2016 è ancora così) di proporre novità se la libera circolazione delle idee è ostruita, impedita,alterata. La terra ti sia lieve, Marco. Credevi, citando Capitini, nella “compresenza dei morti e dei viventi”, e forse avevi tanta ragione, su questo. Lontano dal passato e prima del futuro, in un tuo personale e dilatato presente, dialogavi di e con Croce e Berlinguer, Pannunzio e Montanelli, Sciascia e Pasolini. Non so se e dove potrai mai re-incontrarli. Ed eventualmente, nel caso, se lascerai a qualcuno di loro la possibilità di parlarti, oltre che diascoltarti. Non ne saranno dispiaciuti, credo. Te lo lasceranno fare ancora una volta. Riposa in pace. E grazie".