Papa Francesco nomina Don Palmieri vescovo ausiliare di Roma Est
L’ordinazione episcopale il 24 giugno alle 17.30 nella basilica di San Giovanni in Laterano
Nuova nomina per don Gianpiero Palmieri, chiamato da Papa Francesco a ricoprire il ruolo di vescovo ausiliare del settore Est della diocesi di Roma.
Papa Francesco ha nominato don Gianpiero Palmieri vescovo ausiliare per il settore Est della diocesi di Roma. L’arcivescovo Angelo De Donatis, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, ha dato l’annuncio della nomina del Pontefice alle 12 di oggi (venerdì 18 maggio 2018), nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Apostolico del Laterano, sede del Vicariato di Roma, in contemporanea con la Sala Stampa della Santa Sede. Erano presenti i vescovi ausiliari della diocesi, i parroci prefetti con molti sacerdoti e il personale del Vicariato di Roma. L’ordinazione episcopale si terrà il 24 giugno alle 17.30 nella basilica di San Giovanni in Laterano. Don Gianpiero Palmieri è nato il 22 marzo 1966 a Taranto; è parroco di San Gregorio Magno alla Magliana dal settembre 2016, nonché incaricato del Servizio diocesano per la formazione permanente del clero dal primo settembre 2017.
Ha frequentato il Pontificio Seminario Romano Minore e si è formato poi nell’Almo Collegio Capranica. Ordinato sacerdote il 19 settembre 1992 a Roma, nella parrocchia della Santissima Annunziata a via Ardeatina, ha conseguito la Licenza in teologia Dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana. Subito dopo l’ordinazione ha ricoperto gli incarichi di vicerettore del Pontificio Seminario Romano Minore (fino al 1997) e assistente diocesano dell’Azione cattolica ragazzi (fino al 1999). È stato vicario parrocchiale prima ai Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela dal 1997 al 1999, e poi a San Frumenzio ai Prati Fiscali fino al 2004, anno in cui è stato nominato parroco della stessa comunità. È stato prefetto della IX prefettura dal 2007 al 2011. Nel 2016 l’arrivo alla Magliana. La biografia del nuovo vescovo è stata tracciata dal vicario De Donatis: “Diciamo grazie a Papa Francesco – ha concluso l’arcivescovo – che con la sua attenzione sempre premurosa continua a seguirci”. Ha poi augurato “buon cammino e buon lavoro a don Gianpiero”, lasciandogli la parola. “Si realizza per me – le parole del nuovo presule – quella strana tensione di cui ha sempre parlato Papa Francesco tra vergogna e dignità, tra la consapevolezza della propria miseria e la responsabilità enorme di celebrare l’Eucaristia. Questa tensione ci fa bene, come dice il Santo Padre, perché ci aiuta a percepire la nostra radicale piccolezza”. L’incarico come vescovo ausiliare del settore Est è, per don Gianpiero Palmieri, un “impegno enorme – confessa –, ma nello stesso tempo ha la bellezza del servizio fatto alla Chiesa di Dio. Davvero il Signore guida le nostre vite in modo che l’io scompaia, come ha detto don Angelo (De Donatis) ai diaconi qualche giorno fa, in modo che possa emergere soltanto la grazia di Dio, la misericordia di Dio, l’azione di salvezza che Dio opera e che si diverte a realizzare attraverso le persone più piccole". Su tutto, «la certezza di sapere di essere guidati dal Signore, la Croce non ce la scegliamo noi, è il Signore che la sceglie, e l’architrave della Chiesa è la misericordia. Don Palmieri ha quindi raccontato alcuni aneddoti personali; il primo, un incontro con Papa Paolo VI.
“Quando avevo 6 anni – ha esordito – mio padre mi portò a San Paolo fuori le Mura per la Messa di Paolo VI, era il 25 gennaio. Quando il Papa uscì dalla chiesa, e passò vicino a noi, vidi che era scoppiato a piangere, come spesso di fatto faceva. E io chiesi: “Papà perché il Papa piange?” E lui rispose: “Perché ci vuole bene”. Il giorno successivo – conclude –, a scuola, dissi alla maestra che volevo fare il prete». Poi, un ricordo legato al suo lungo servizio a San Frumenzio, prima come vicario parrocchiale poi come parroco: “Da piccolo spesso mi chiedevo: chissà dove sarò allo scoccare del 2000, quando avrò 34 anni, dove m troverò? Ebbene, ogni anno a San Frumenzio, il 31 dicembre si organizzava, e si organizza tuttora, un veglione per gli anziani soli, i poveri, i giovani, i volontari. Siccome c’è anche una unità di strada per le prostitute, quella volta, i protettori consentirono loro di partecipare. Fu davvero una festa del popolo santo di Dio”. Quel “popolo santo di Dio che mi ha fatto tante volte crescere, mi ha fatto capire”.