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Roma
Oreste Lionello è "morto dalle risate". "I genitori non si scelgono a me è capitato lui"

di Alessandra Pesaturo

“Sono morto dalle risate”, nessun titolo sarebbe stato più appropriato per il libro che racconta la vita di Oreste Lionello, un attore che ha fatto dell'ironia un suo stile di vita. Il libro scritto dalla figlia Alessia Lionello, segue con una narrazione leggera, le confidenze e le emozioni che suo padre, le ha saputo regalare gli ultimi mesi di vita, ripercorrendo a ritroso nella memoria aneddoti gustosi, ed esilaranti racconti privati. Oreste Lionello, considerato uno dei padri del cabaret, ha per cinquant'anni attraversato la scena dello spettacolo, attore teatrale e di cinema, autore e conduttore televisivo in “Al Paradise”, testa di serie della compagnia del Bagaglino, capitanata da Pier Francesco Pingitore. E' stato la voce italiana di grandi attori come Charlie Chaplin, Peter Sellers e Woody Allen. Quest'ultimo in un'intervista ha detto:“Oreste Lionello mi ha reso per anni un attore molto migliore di quanto non fossi veramente, la mia grande popolarità in Italia è in gran parte dovuta a lui”. Affaritaliani ha chiesto ad Alessia Lionello di raccontare l'attore e l'uomo.

Lei definisce il suo libro un racconto “sovversivo”, che cosa intende?
“Si sovversivo, perché dei grandi artisti di solito si racconta tutta la vita, ma dopo la morte stop, finisce tutto. Io ho raccontato gli ultimi mesi di vita di questo personaggio, che essendo un comico, non potevano essere di certo tragici. Oreste prendeva di mira la realtà con il senso dell'invenzione, del divertimento, della mistificazione, quindi partire dalla sua morte è stato un modo per ridargli vita regalando ancora sorrisi”.  

Come era suo padre nella vita privata?
“Era un uomo brillante sul palcoscenico, ma nella vita privata lo era ancora di più. Ogni volta che gli veniva una battuta nuova, chiama al telefono a rassegna tutta la famiglia per testare le reazioni. Io ero quella che rideva a tutte le sue battute, anche se a volte, dopo la solita risata di rito, gli dicevo no papà è orrenda! Lui allora chiudeva la chiamata, rifletteva e dopo alcuni minuti mi richiamava e tirava fuori una battuta clamorosa”.

Lei scrive: “ i genitori non si scelgono, ti capitano. A me è capitato un tipo strambo, un certo Oreste”, è stato difficile da bambina accettare questo papà non convenzionale?
“Ho dovuto decriptarlo, non era il papà che ti veniva a prendere a scuola, era un continuo lavoro cerebrale, per lui ogni tempo doveva essere riempito da un pensiero, questo era complicato per una bambina. Solo da grande ho capito il grande regalo che mio padre ha lasciato a noi figli, la velocità nel comprendere subito tutto e la grande ironia”.

La comicità di Lionello ha precorso i tempi, tuttora sarebbe ancora attuale, qual era il suo segreto?
“Qualcuno lo definiva un modernissimo uomo antico. Questo suo essere moderno gli veniva da un suo retaggio culturale, papà era greco girò molto con la sua famiglia, per poi arrivare in Italia, gli incontri con culture diverse lo hanno reso curioso nella vita. Il nonno lo aveva fatto laureare e sperava in una professione da notaio, ma lui amava fare l'attore. Quindi, la sua comicità nasce dalla forte determinazione, dal retaggio culturale e dalla capacità di capovolgere gli avvenimenti. Usava le ricombinazioni simboliche, per lui tutto poteva avere un senso sotto un certo punto di vista, ma poi ti dava un senso opposto, mettendo in luce i misteri dell'uomo, del suo comportamento sociale. Sorprendeva, destrutturava e come per magia tutto prendeva di nuovo senso e alla fine capivi un messaggio molto più raffinato, molto più profondo. Papà era un uomo catartico, autentico, procedeva ad un espansione progressiva del pensiero attuando poi un processo di contrazione. Ti faccio un esempio, con una sua battuta. Un vecchietto sta in fila alla Asl. Uno gli domanda, lei cosa ha nonnino? Niente! E allora che fa qui in fila? Eh, ma prima che arrivo, qualcosa me vie'!”.

Quale personaggio tra quelli che suo padre ha portato in scena le è piaciuto di più?
“Come diceva Pippo Baudo, Oreste Lionello non faceva imitazioni ma creava nuovi personaggi, il nuovo Scalfaro, il nuovo Amato, il nuovo Andreotti, il nuovo Pertini. Erano tutti personaggi bis, un'amplificazione degli originali, dei quali conservava intatta l'anima. Più dei personaggi, io ho amato i monologhi che faceva, quello di Che Guevara, di Giulio Cesare, di Giulio Andreotti. Ho amato tutti quei personaggi storici che venivano proposti, attualizzati e calati nella realtà di tutti i giorni da Pingitore e riproposti al Bagaglino sia in teatro, che negli spettacoli televisivi”.

C'era qualche personaggio che si è risentito delle se interpretazioni?
Ufficialmente nessuno ha mai detto nulla. Sembra che Lilly Gruber e Alba Parietti ai tempi non fossero molto felici delle caratterizzazioni, per via dei labbroni troppo gonfi con i quali mio padre entrava in scena, come allusione a certi ritocchini estetici, però non furono mai scortesi”.

Nel libro c'è un aneddoto divertente che riguarda Andreotti, ce lo racconta?
“In una lunga pausa delle prove del Bagaglino, mio padre era uscito truccato e vestito come l'allora presidente del Consiglio, ha percorso un tratto di via del Corso. Mentre camminava tanta gente lo salutava, ci scherzava e lo ha seguito fin sotto lo studio di Andreotti. La sicurezza ha fermato il capanello di gente, e ha fatto salire l'Andreotti bis. Il presidente che era un uomo molto arguto, quando lo ha visto gli ha detto: “Signor Lionello, lei è arrivato al momento giusto, mi sostituisca che io devo andare in Parlamento!”.  Tra di loro, c'era una stima reciproca umana e professionale, senza essersi chiesti mai niente, mio padre è sempre rimasto fuori da ogni identificazione politica. Lui era un uomo libero, qualcuno aveva detto che era di destra, ma pur avendo un suo pensiero, preferiva star fuori dalle schermaglie della politica, che prima litiga e poi si accorda”.

Dopo la strada dedicata a suo padre, il 9 maggio al Salone Margherita, ci sarà la seconda edizione del premio Oreste Lionello, ci può dare qualche anticipazione sui premiati?
“Il primo anno il premio è stato assegnato a Marco Mengoni. Quest'anno invece, saranno consegnati sette premi, che andranno all'imprenditore Brunello Cucinelli, all'attore Martufello, alla pianista internazionale Giuseppina Torre. Poi un trittico di premi per Big Hero a Flavio Insinna per la voce di Baymax, a Massimiliano Manfredi per la direzione del doppiaggio, e per la distribuzione a Roberto Morville creative director Buena Vista. Mentre il settimo riconoscimento andrà ad un personaggio a sorpresa che potrebbe appartenere al mondo del calcio”.

Vuole aggiungere qualcosa?
“Si, a questo punto siete davanti ad una scelta, leggere il libro, per continuare a ridere con Oreste Lionello”.

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