Pasolini, Magnani e Kentridge. Parola ai muri: guida alla street art di Roma
Carla Cuchiarelli racconta attraverso un libro "Quello che i muri dicono"
di Patrizio J. Macci
Pasolini, Anna Magnani, Kentridge e tanti altri. Parola ai muri di Roma, le immagini diventano storia, rabbia, delusione: guida alla street art della Capitale.
“Un muro è fatto per essere disegnato” ha scritto il re dei dei writers Keith Haring e i muri di Roma, carichi di una storia personale che in alcuni casi supera il millennio, non fanno eccezione. Li ha messi in fila Carla Cucchiarelli in “Quello che i muri dicono” (Iacobelli editore), una rassegna certosina della Street Art e dei suoi spesso misteriosi autori che fanno parlare i muri della Capitale. Superfici che lanciano messaggi dalla Periferia al Centro attraverso disegni che riproducono il volto di Pier Paolo Pasolini e di Anna Magnani, Kentridge che illumina con la sua mano il Lungotevere, volti di donna anni Settanta, Gian Maria Volontè capelli al vento, il bacio tra Trump e il Papa (prontamente rimosso), una madre della Resistenza. Fino alle rappresentazioni fluide e surreali con contaminazioni che richiamano lo stile di Guttuso oppure che chiosano fatti di cronaca e personaggi politici. Una ricognizione geografica che attraversa le strade di Roma da Rebibbia al Centro Storico, i muri parlano ovunque raccontando storie, insofferenze, delusioni, rabbia. Artisti che gettano semi al cielo sperando che le immagini si tramutino in un’azione di cambiamento. Sono gli epigoni di Pasquino, il chiacchierone di pietra che dal XVI secolo con i suoi versi satirici in forma anonima prendeva di mira il Potere in tutte le sue forme senza fare sconti.Un fenomeno complesso e difficile da catalogare, partito in clandestinità e ora entrato di diritto nel mercato dell’arte con le quotazioni milionarie raggiunte dal misterioso Banksy. I muri scoloriscono e sbiadiscono e l’opera d’arte perde o aggiunge forza al suo messaggio con il deperimento. Sono trascorsi poche decine di anni da quando una mano lesta chiosava, il giorno successivo al clamoroso errore di un eminente critico d’arte nell’attribuzione delle statue di Modigliani rivelatesi poi false, il suo nome seguito dall’epiteto “cazzaro”. Le parole erano l’unico strumento possibile all'epoca, le materie prime per disegnare costose e di difficile reperimento. Immagini sulle quali cadono gli occhi e sbattono le teste.I muri di Roma continuano a parlare e non è una mano di vernice a farli tacere perché fotografati rimbalzano immediatamente sui social network. La superficie rimessa a nuovo diventa tela per nuove idee. Dal punto di vista editoriale il volume è dotato di indice dei nomi e una bibliografia accurata che lo rendono uno strumento prezioso da conservare nello scaffale, sfogliandolo si ha l'impressione di sentire l'odore della vernice ancora fresca.
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