Past Continuous, l'arte di Alberto Torres Hernández tra passato e presente
Arriva a Roma la prima personale italiana di Alberto Torres Hernández: dipinti, disegni e un'installazione di ricami
Arriva a Roma la prima personale italiana di Alberto Torres Hernández, artista spagnolo che vive e lavora a Londra.
Dipinti, disegni e un'installazione di ricami sono protagonisti della mostra "Past Continuous", il nuovo appuntamento espositivo di Casa Vuota.
Curata da Sabino de Nichilo e Francesco Paolo Del Re, la mostra inaugura giovedì 7 maggio alle ore 19 alla presenza dell'artista e si può visitare su appuntamento fino al 23 settembre.
Al centro del progetto, la figura umana e il rapporto tra pittore e modelli, raccontati con sapienza compositiva e soffuso lirismo.Il past continuous, scelto dall'autore come titolo della mostra, è il tempo verbale inglese che viene usato per descrivere le azioni o gli eventi iniziati nel passato che continuano e hanno conseguenze nel presente.
Il progetto espositivo è costruito su misura per gli spazi domestici di Casa Vuota a Roma (via Maia 12 int. 4A) con opere poliedriche realizzate dall’artista a partire da un’idea del 2016 che trova il suo compimento e viene presentata al pubblico per la prima volta nell’appartamento-galleria del Quadraro.Inserita nel calendario degli eventi del Roma Pride 2018, la mostra inaugura giovedì 7 giugno alle ore 19. In occasione del finissage, verrà presentato il catalogo della mostra.
“Nel passato di ognuno di noi – scrive Francesco Paolo Del Re – ci sono azioni percepite come incomplete, ancora in corso, ramificate verso il presente e il futuro. Azioni che ci legano agli altri, in una complessa trama di presenze, assenze e tracce che restano. Per questo, il past continuous di Alberto Torres Hernández è la metafora di una prassi pittorica che vuole riflettere sulla relazione con le persone care, i compagni di viaggio con cui condividiamo un pezzo di vita, che duri un istante o un’eternità”.
“Pensando a Casa Vuota – spiega Torres Hernández – sono arrivato all’idea di fare una mostra che esplori l’oggettivazione delle persone care”. Un’oggettivazione che si compie in quello che di loro resta, attraverso la ripetizione dell’immagine che, quasi come un esorcismo, prova a trasformare una persona in un oggetto. “Il mio lavoro – prosegue l’artista – s’incentra sull’assenza del modello una volta andato via. Non sono interessato alla fisionomia ma al suo ricordo e, appunto, alle tracce che il modello deposita dentro di me dopo aver posato”.
“Casa Vuota è un luogo – conclude Sabino de Nichilo – carico di segni e memorie, tramato di cicatrici e impronte del passaggio dei vecchi proprietari che hanno lasciato l’abitazione, riecheggiante di fantasmi, di passioni e di storie vissute. In un contenitore espositivo come questo, le testimonianze dell’abitare passato che le stanze ancora conservano suggeriscono all’artista una peculiare chiave di lettura della relazione tra pittore e modello, per la quale la pittura vivifica e rende presente un’assenza”.