Pc e iPad spariti nel nulla. Regeni, indaga la Procura
Orecchie mozzate, decine di piccoli tagli sul corpo,, numerose ossa rotte, le unghie di un dito della mano e di uno del piede strappate, passaporto e cellulare spariti, così come Pc e iPad: l'Egitto continua a smentire che Giulio Regeni sia finito nelle mani degli apparati di sicurezza e sia stato torturato, ma tutti gli elementi finora a disposizione dell'Italia sembrano andare nella direzione contraria.
I dispositivi del giovane ricercatore ritrovato cadavere al Cairo sembrano svaniti nel nulla: non sono nell'alloggio egiziano del giovane e le autorità da giorni evitano di rispondere. Non è chiaro, quindi, se siano stati sequestrati dalla polizia o in che mani siano finiti. Intanto i carabinieri del Ros sono al lavoro nella capitale egiziana e hanno interrogato gli amici di Giulio, Amr Assad, Noura Whaby e due italiani.
Giulio Regeni, lo scorso dicembre, aveva partecipato al Cairo ad un incontro presso il Centro Servizi per i Lavoratori e i Sindacati cui avevano preso parte esponenti locali del sindacato indipendente. E questo interesse del ricercatore friulano 28enne, per le tematiche socio-economiche della realta' egiziana potrebbe aver dato fastidio a qualcuno o, comunque, non essere passato inosservato. La circostanza e' indicata in una prima informativa che gli specialisti di Ros e Sco, in trasferta in Egitto in questi giorni, hanno inviato alla Procura di Roma.
Il pm Sergio Colaiocco, che indaga contro ignoti per omicidio, vuole anzitutto capire che cosa facesse in Egitto Giulio Regeni e su quale rete di informatori contasse per acquisire informazioni utili al suo lavoro. Per questo motivo, il magistrato ha dato incarico agli investigatori di interrogare gli accademici, i ricercatori e gli stagisti che dall'Egitto raggiungeranno Fiumicello per i funerali di Regeni