Roma

Pd- M5S: guerra di tweet e denunce. Frongia: "Forse diamo troppo fastidio"

Pensavano tutti che fosse una specie di marziano. Uno che aveva deciso di far lavorare una delle Commissioni comunali "speciali" e che ora il sindaco, dopo essersi complimentato per il lavoro, vuole chiudere. Nel mirino di Daniele Frongia, 42, funzionario Istat e docente universitario a contratto di network analisys a La Sapienza, Tor Vergata, Camerino e alla Iulm di Milano, c'è un pezzo del malcostume di Mafia Capitale: si va dalle spese dei Municipi, sino alla svendita del patrimonio immobiliare; poi i Punti Verde Qualità, la follia delle concessioni degli impianti sportivi e persino i lavori nell'aula Giulio Cesare per concludere con il grosso imbarazzo oltre Tevere, quando la Commissione speciale sulla Revisione della spesa, ha reso pubblici i costi del Vaticano e una serie di debiti che lo Stato ha ancora con Roma da Giubileo del 2000.
Insomma, un vero e proprio "cane da guardia delle casse del Campidoglio" in "combinato disposto e solidale" con i colleghi consiglieri che però hanno fatto perdere la pazienza a più d'uno. Soprattutto se i nervi sono quelli già molto tesi del Pd romano.
Il primo sganassone in piena faccia Frongia l'ha preso dal senatore Stefano Esposito, lo specialist che il partito del premier ha spedito nel marciume di Ostia e che ha oscillato più d'una volta tra la scarsa conoscenza del territorio, la fabbrica della panna montata e la voglia irresistibile di togliere le montagne di polvere nascoste sotto il tappetto. Nella singolare gara tra paladini della trasparenza e della legalità ha preso spunto da un post di un capoclan del mare per twittare con veemenza contro il grillino Frongia.  Incassato il cinguettio che ha fatto il giro del clan anticlan che si è formato sul litorale impazzito, "sempre amici dei clan? L'antimafia non si addice a voi grullini", Frongia si è rivolto al Tribunale dove ha depositato una querela.
Se il problema fosse la figuraccia rimediata dai "ragazzi del Nazareno" con l'arresto del  l'ex presidente di Ostia, Tassone, sarebbe di poco conto. Soprattutto perché vista da Roma, Ostia è poco più di un gelato lungomare e di una vista scarsa su un'acqua che poco invita a bagnarsi, mentre la focale "locale" pensa che sia una specie di enclave, confinante con Roma ma dotata di grande autonomia. E per supportare il teorema sull'identità, sfodera i numeri dei residenti, la maggior parte dei quali lì ci va solo per dormire.
Dunque, la vera battaglia si combatte a Roma ed è tra Cinque Stelle e Pd. Storici nemici del Movimenti di Beppe, i "grullini" hanno attaccato a testa bassa la gestione Marino, sino a ri-chidere le dimissioni in occasione della surroga dei consiglieri "congelati" dalla legge Severino e col paradosso di trovarsi fianco a fianco in piazza, con esponenti di Casapound e dell'estrema destra. E la guerra esplosa già il 27 marzo scorso con il tweet di Matteo Orfini, "A Roma la linea dei grillini non cambia:  attaccare il Pd e dimettere @ignaziomarino. Segnalo con affetto che è la stessa linea della mafia", ora è deflagrata nello scambio di dichiarazioni al vetriolo dei giorni scorsi con le inevitabili code in tribunale.
La domanda sorge spontanea. Frongia, ma lei ultimo arrivato della politica, perché ce l'ha tanto col Pd?
"Io ce l'ho con chi ha rubato con chi ancora ruba e con chi nasconde le ruberie, Il Cinque Stelle non ce l'hh col Pd né con Esposito e Orfini. Piuttosto sono loro che ce l'hanno col Movimento e con me. Forse io do troppo fastidio, la mia commissione da troppo fastidio".